Giovanni Riccobono, ha ucciso la moglie Carmela Scimeca 47 anni, parrucchiera. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Castelvetrano, che indagano sulla vicenda, l'uomo al culmine di una lite nella loro abitazione in via Trieste ha impugnato un coltello da cucina di circa 30 centimetri e si e' scagliato contro
la donna colpendola ripetutamente alla schiena, alle mani e alla gola.
Per Carmela non c'e' stato nulla da fare ed e' morta sul colpo davanti agli occhi atterriti del figlio della coppia, che ha assistito all'omicidio. Poi Riccobono e' salito sulla sua auto e si e' lanciato da un viadotto sulla statale Castelvetrano-Sciacca. Nella sua vettura i carabinieri hanno trovato una lettera, datata 18 agosto, in cui l'uomo chiedeva scusa a moglie e figli, preannunciando il suo suicidio. Poi il raptus di ieri sera. I due coniugi avevano avviato le pratiche per la separazone, una separazione non voluta da Riccobono.
I due cosi' litigavano spesso, l'uomo di frequente era costretto a dormire fuori casa in uno scantinato adiacente l'abitazione di via Trieste. Piu' volte l'uxoricida aveva cercato di riavvicinarsi alla moglie e qualche giorno prima della tragedia famigliare i vicini lo avevano sentito bussare alla porta ed implorare la moglie di aprirgli e "fare pace". "La sera precedente l'omicidio -dice all'ADNKRONOS una conoscente- avevo sentito l'uomo annunciare l'omicidio, che poi ha realizzato, parlando tra se' a se' ad alta voce.
Si tratta di una tragedia annunciata perche' le liti erano frequenti e furiose". Al momento dell'omicidio il figlio maggiore della coppia di 19 anni era fuori casa. Quando i carabinieri allertati dai vicini sono giunti nell'appartamento hanno trovato ovunque tracce di sangue e il figlio minore della coppia in evidente stato di choc. Le salme di Giovanni Riccobono e di Carmela Scimeca, sulle quali non e' stata disposta l'autopsia, sono state restituite ai famigliari.
E' il secondo caso di uxoricidio-suicidio nel giro di due giorni; il 20 agosto cinque colpi di pistola hanno messo la parola fine a un'altra tormentata storia di una coppia di Ardea, in provincia di Roma, i cui corpi sono stati trovati in una pozza di sangue.
"Quello che è accaduto è drammatico - padre Gaetano Aiello, parroco della chiesa Madonna delle Grazie a pochi metri dall'abitazione di via Trieste - Ci sono due ragazzi che hanno perduto entrambi i genitori che non andavano d'accordo da molto tempo, tuttavia nulla faceva presagire una simile tragedia". Il prete conosceva bene la famiglia. "Il figlio maggiore della coppia - racconta - faceva l'organista in chiesa, il fratello era sempre presente alle funzioni e alle nostre inizitive. I due coniugi si vedevano un po' più di rado".
Ora i ragazzi sono dai nonni materni a Montevago, nell'agrigentino, paese di cui era originaria la madre. Le salme, sulle quali non è stata disposta l'autopsia, sono state restituite ai familiari. Dieci anni fa nella zona si verificò una tragedia simile. All'epoca Filippo Voi uccise, sempre a coltellate, la moglie, Graziella Savarino e poi si tolse la vita.