medici in sala parto. Sulla vicenda indaga la Procura di Messina che ha iscritto nel registro degli indagati i due medici che hanno litigato - Antonio De Vivo e Vincenzo Benedetto - il responsabile dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia, il professor Domenico Granese, e altri due medici dell'equipe. Il Policlinico aveva già sospeso i due protagonisti della lite. In ospedale sono arrivati anche i carabinieri del Nas.
Il bollettino medico. La donna, alla quale è stato asportato l'utero per via di una emorragia subito dopo avere partorito, è uscita dalla prognosi riservata. "Sta meglio - dice Domenico Granese, direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia del Policlinico - e nei prossimi giorni sarà dimessa". Migliora anche il piccolo Antonio, venuto alla luce dopo due arresti cardiaci. Sui presunti danni cerebrali i sanitari effettueranno specifici esami.
Il padre. Secondo Matteo Molonia, padre del piccolo Antonio, la moglie e il figlio avrebbero subito danni in conseguenza della lite scoppiata tra i medici in sala parto. "Del nostro ginecologo abbiamo piena fiducia. Quando si è reso conto che mia moglie stava male ha proposto di fare subito il cesareo, ma gli è stato impedito. E' stato poi allontanato in malo modo dall'altro medico. Mia moglie è stata lasciata sola in una stanza per oltre quaranta minuti, poi l'ostetrica si è accorta di ciò che stava avvenendo", ha detto l'uomo.
Il medico. "Non ho aggredito nessuno, ma sono stato aggredito". A parlare è il ginecologo Vincenzo Benedetto, uno dei due medici coinvolto nella lite. Benedetto dà la sua versione dei fatti. Del collega De Vivo dice: "Lui comincia ad insultarmi e mi getta una sedia contro, non mi colpisce perché la sedia sbatte contro la scrivania e cade sul pavimento. Poi prima di andare via dà un pugno alla vetrata e si fa male. Io non l'ho aggredito, né strozzato come lui dichiara, difatti non ha segni né manifestazioni di aggressione se non quelli che si è procurato da solo con il pugno alla vetrata".
Il primario. Racconta Domenico Granese, direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia del Policlinico: "Il collega più giovane non ha avvertito quello più anziano facendo l'induzione al travaglio di parto. Poi uno ha spinto l'altro e hanno litigato. Sono state comunque due teste calde, quello che è accaduto è inammissibile. Devo però dire che sono due ottimi professionisti, molto stimati da tutti. Il fatto comunque è accaduto nella pre-sala parto e non nella sala parto. Litigi ne avvengono spesso, tra i due c'era qualche ruggine, ma non doveva succedere in quel momento".
L'inchiesta. Proseguono intanto le indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Francesca Rende, per accertare se i due medici del Policlinico di Messina siano effettivamente responsabili di un eventuale ritardo nell'operazione che avrebbe determinato le gravi condizioni di salute della mamma e del bambino. I carabinieri hanno acquisito la cartella clinica della donna e altri documenti. Continuano gli interrogatori dei medici e del personale sanitario. Nel pomeriggio l'iscrizione nel registro degli indagati dei cinque medici da parte del sostituto procuratore Francesca Rende. Lesioni colpose e omissione le ipotesi
avanzate in questa prima fase dell'indagine.
"Saremo inflessibili e in caso di accertata responsabilità prenderemo gli opportuni provvedimenti", ha detto l'assessore regionale alla Salute, Massimo Russo. "Intanto - ha aggiunto Russo - non posso che esprimere la mia solidarietà ai familiari coinvolti in questa assurda storia".
I carabinieri del Nas sono intanto giunti a Messina su disposizione della commissione nazionale di inchiesta sul servizio sanitario nazionale. Lunedì mattina arriverà anche il ministro della Salute, Ferruccio Fazio.