esecutore materiale della strage di Capaci, nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Da questa mattina i militari stanno eseguendo diverse perquisizioni domiciliari nelle province di Palermo, Roma, Milano, Chieti e Rovigo per identificare una serie di beni riconducibili a Brusca, a suoi familiari o amici, mai scoperti e dei quali comunque l'ex boss avrebbe ancora la disponibilità . Potrebbe essere il 'tesoro' di Brusca, quello che è emerso dalle intercettazioni effettuate nell'ambito della cattura del latitante Domenico Raccuglia. Le perquisizioni domiciliari sono state disposte dalla procura di Palermo-Direzione distrettuale antimafia e i magistrati indagano per i reati di fittizia intestazione di beni e riciclaggio ascrivibili a Giovanni Brusca e persone a lui vicine. Brusca è anche indagato per il reato di tentata estorsione aggravata.
Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Francesco Del Bene, Lia Sava e Roberta Buzzolani contestano a Brusca di aver taciuto su gran parte del suo patrimonio, che in questi anni avrebbe continuato a gestire fra il carcere e i permessi premio, concessi ogni 45 giorni. E' lo stesso pentito ad ammetterlo in una lettera inviata a un prestanome, fotocopiata dagli inquirenti prima che arrivasse a destinazione: "Ho mentito spudoratamente", questo scrive il collaboratore a proposito dei suoi beni. Brusca sarebbe arrivato anche a minacciare un suo ex prestanome per tornare a controllare un'azienda. Ecco perché adesso gli viene rivolta l'accusa di tentata estorsione, contestata con l'aggravante di avere commesso il reato col metodo mafioso.
Le perquisizioni dei carabinieri sono scattate in contemporanea anche nella abitazioni dei familiari del collaboratore e di alcuni insospettabili prestanome, fra Palermo, Milano, Chieti, Rovigo e la località segreta dove abita la moglie di Brusca. A quanto ammontino le ricchezze del pentito non è ancora chiaro: da alcuni mesi, gli inquirenti indagano in gran segreto, anche attraverso alcune intercettazioni. Così, hanno ascoltato dalla viva voce di Brusca affari e trattative segrete per la gestione del suo patrimonio, in cui figurerebbe pure un'azienda di San Giuseppe Jato. Il pentito terrebbe nascoste in Sicilia persino delle opere d'arte, forse rubate: da questa mattina, i carabinieri del Gruppo di Monreale le stanno cercando in provincia di Palermo. Una prima perquisizione nella casa della moglie di Brusca ha portato al ritrovamento di 188 mila euro in contanti.