particolari dell'operazione di sequestro dei beni dell'imprenditore Vito Nicastri, per un importo record di circa un miliardo e mezzo di euro". Ma più che dei dettagli dell'operazione, Girone è soddisfatto delle modalità , perchè è stata attuata per la prima volta la nuova normativa sui sequestri e le confische di beni ai mafiosi: ""Anche il direttore della DIA oggi può proporre al Tribunale competente, dopo aver avuto il placet della Procura, di eseguire dei sequestri. E' una nuova strategia che stiamo portando avanti, anche perchè siamo pienamente convinti che l'aggressione ai patrimoni sia il modo più efficace per combattere l'organizzazione mafiosa. Perchè per la criminalità è facile sostituire gli adepti, ma ben più difficile è operare senza risorse".
Per quanto riguarda Nicastri "la procedura è stata snellissima. E ha confermato la nostra tesi sulla continuità di Nicastri con i soggetti mafiosi, grazie all'esame sistematico che abbiamo fatto. Tra l'altro la legge oggi ci consente di intervenire anche quando non c'è l'attualità della pericolosità del soggetto, o una condanna specifica (Nicastri è a piede libero). La nostra attività è stata molto capillare, svolta in piena sintonia con l'autorità giudiziaria tra Palermo e Trapani, e siamo arrivati ad un provvedimento di sequestro molto articolato e molto "affinato".
Il direttore Girone, dopo la conferenza stampa, ha riunito il personale della Sezione operativa di Trapani, cui ha rivolto un particolare plauso per l'attivita' svolta e l'inedito risultato conseguito. Girone, sottolinea una nota, ha evidenziato il complesso lavoro investigativo svolto dal team di personale altamente specializzato nelle misure di prevenzione patrimoniali, costituito da elementi sia dell'articolazione siciliana che del reparto di Investigazioni preventive della struttura centrale. Il provvedimento prosegue la nota, "frutto di un'articolata proposta d'iniziativa del direttore della Dia e condotto da un gruppo di lavoro istituito ad hoc per l'aggressione ai patrimoni mafiosi, e' il piu' consistente sequestro mai raggiunto in applicazione della normativa antimafia che colloca la struttura interforze, come recentemente confermato dalla legge sul 'Piano straordinario' , in prima linea nell'aggressione delle basi economiche delle mafie, sottraendo energie vitali alle consorterie che alimentano le stesse filiazioni malavitose".
Il 10 novembre del 2009 Nicastri fu tra i destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Avellino che portò al sequestro, fra l'altro, di sette parchi eolici e dodici società nell'ambito di un'indagine per truffa organizzata per percepire contributi pubblici per la realizzazione di parchi eolici. Nove delle società sequestrate avevano sede ad Avellino, le altre tre in Sicilia. L'organizzazione, secondo gli inquirenti, avrebbe beneficiato di fondi pubblici producendo false attestazioni sulla titolarità dei terreni utilizzati per impiantare turbine e sulle disponibilità economiche presso istituti di credito. Il sistema messo a punto dall'organizzazione era basato su una rete di società , tutte riconducibili alle stesse persone, che detenevano la titolarità dei terreni e la disponibilità fittizia di capitali provenienti dall'estero, in particolare dall'Inghilterra, che corrispondevano all'importo del contributo già ottenuto dall'impresa. L'attività investigativa, attraverso rogatorie internazionali, si è estesa anche in Olanda, Spagna e Inghilterra. I sigilli giudiziari erano scattati per alcuni parchi eolici realizzati dalle società indagate, in Sicilia, a Catania, Siracusa e Palermo e in Sardegna, a Sassari, per un valore di 153 milioni di euro.