I documenti che Massimo Ciancimino ha consegnato agli inquirenti sarebbero falsi. A sostenerlo è l'ex generale e comandante del Ros dei carabinieri Mario Mori che ne ha parlato questa mattina al Tribunale di Palermo dove ha reso dichiarazioni spontanee nel processo in cui è imputato assieme al colonnello Mauro Obinu di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra in relazione alla mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995.
Il figlio di Vito Ciancimino, l'ex sindaco mafioso di Palermo, secondo Mori, nelle sue accusa ha sovrapposto documenti e parole. Con l'ausilio di un Powerpoint, Mori ha mostrato come sarebbero state falsificate le presunte lettere a Berlusconi. "Ha fatto tutto col photoshop. Singole parole tolte e messe a posto su altri documenti", ha affermato Mori.
Il Tribunale, preso atto che il pm non si è opposto, ha deciso di acquisire la presentazione in Powerpoint esibita da Mori. Al termine delle dichiarazioni spontanee dell'imputato, si è passati all'audizione di Liliana Ferraro, che fu collaboratrice di Giovanni Falcone quando il magistrato era direttore degli Affari penali del ministero della Giustizia.
La Ferraro racconta di avere ricevuto la visita del capitano Giuseppe De Donno, collaboratore di Mori, al ministero. "Non ricordo la data precisa - dice - ma credo che il dialogo avvenne una settimana prima del 28 giugno 1992. Mi disse che si dovevano scoprire a tutti i costi gli autori della strage di Capaci e che lui conosceva il figlio dell'ex sindaco Vito Ciancimino. Proseguì che si erano visti di recente e che voleva vedere se attraverso il padre era disponibile a collaborare con gli inquirenti".
Per il pubblico ministero Nino Di Matteo è la prova che i carabinieri del Ros iniziarono il dialogo con Ciancimino già prima della strage di via d'Amelio. Così prosegue Liliana Ferraro: "Dissi a De Donno di informare il giudice Paolo Borsellino delle intenzioni del Ros di prendere contatti con Ciancimino per indurlo a collaborare. E comunque gli specificai che avrei io stessa parlato con Borsellino". Cosa che effettivamente avvenne il 28 giugno 1992, all'aeroporto di Bari. "Borsellino non ebbe reazioni particolari - dice Lilianna Ferraro - mi disse solo: Ora me ne occupo io".