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28/09/2010 08:00:00

Immersione nel gruppo dei “Propedeutica”

Il discorso è incentrato sulla figura dell’artista, infatti, c’è da chiedersi: chi è l’artista?. Da puro e semplice esperto del proprio mestiere di artigiano si è poi configurato l’ideale secondo la quale è “artista” è colui che è fuori dalle righe, sempre e comunque controcorrente. L’analisi del prof. Linares è molto interessante poiché si incentra sul concetto che l’artista non deve essere coerente a se stesso nel corso degli anni, deve dunque, saper costruire un percorso progressivo di rinnegazione e rinnovamento (senza per forza bollare per inutile la totalità del bagaglio di esperienze passate che si è creato nell’arco degli anni). Insomma, artista colui che mette nella sua opera l’io interiore, la società che lo circonda, il suo agglomerato di esperienze, ecc.

In poche parole: tutto può contribuire alla creazione di un’opera d’arte, purché vi sia l’opera di selezione e di filtro del processo mentale (psicologico, cognitivo, ecc) e pratico (scelta della tecnica, dei materiali, ecc). E dove sta, invece, l’atra componente che fa sì che l’opera venga riconosciuta dagli altri (fruitori, critici, ecc.) con l’epiteto d’ arte?.Qui il discorso si complica poiché spesso si sceglie la semplice bellezza e resa stilistica (generalmente seguendo i dettami dell’accademismo) come canone per decidere se una, piuttosto che un’altra venga catalogata come “opera d’arte”.

Ed è qui che sta un dei principali punti scottanti, prendendo nota di una frase del prof. Linares, possiamo ben capire il suo punto di vista in merito alla questione, infatti:


<< meglio acquistare e/o apprezzare un’opera che non si capisce ( e del quale nemmeno l’artista è riuscito ad approdare ad una completa comprensione), piuttosto una della quale si è capito tutto o, forse, non c’è nemmeno nulla da capire>>


Il requisito (per l’artista) è unico: essere se stessi, non essere presi dalle solite problematiche: gusto del fruitore e nel parere dei critici che, poi, sfociano inesorabilmente nella sfera cosiddetta del business dell’arte.

La scelta proposta è indubbiamente la più nobile da seguire ma, in un mondo dove tutto si vende, dove la pubblicità più traghettare la scelta di qualsiasi tipo di consumatore, e il parere di qualsiasi pseudo critico d’arte in vista vincono; questa via sembra proprio prendere i toni di un’impresa.

Spesso le mostre sono viziate da tutti questi interessi (clientela, serializzazioni e creazione di un canale industriale dell’arte) e ci troviamo di fronte opere che, magari, non sono il vero “pensiero/essere” dell’artista.

Ma, cos’è per Linares lo spazio creativo? Lui risponde con chiarezza: elemento imprescindibile è l’idea e non il tempo di creazione. Non è essenziale la tecnica scelta, l’artista è importante che si prefigga come obiettivo la trasposizione della sua idea nell’opera per poi incominciare l’incontro con il fruitore.

L’artista non può essere uomo del suo tempo, poiché necessariamente è proiettato verso il futuro, e la sua opere, spesso, non incontrano i gusti della “società”.

Altro concetto base : tutti hanno un’indole artistica-creativa, la maggior parte lascia che il tempo la spinga in uno dei posti più nascosti del nostro essere. Per incominciare a riscoprirla punto di partenza fondamentale è pensare e mettersi in discussione a qualsiasi età e livello d’istruzione … Smettiamola di seguire la corrente!! .

“ VOLERE E’ POTERE / SOGNARE E’ PROGETTARE”

La discussione si è protratta a lungo e, dopo il lungo lavoro della messa in esposizione dei quadri, ci si può davvero immergere nelle splendide immagini che gli artisti hanno impresso nelle loro tele. La prima cosa che salta all’occhio è la forza vibrante e, per certi versi, aggressiva e “interiore” dell’uso del colore. Tutto, se l’occhio non si sofferma con la dovuta calma e capacità di osservazione (tanto cara a Linares), sembra fermarsi a un vorticoso gioco di circolarità, movenze verticali e trasversali del colore (uno su tutti il rosso).

Ecco cosa emerge da questo gruppo, la voglia di metterci l’io più profondo e vero, il gruppo PROPEDEUDICA come officina della creatività e dell’unicità delle idee.


Elisabeta Girgenti