I magistrati contestano a Cimino di avere comprato, con denaro e assegnazioni di appalti pubblici, i voti di Cosa nostra, in particolare delle cosche di Porto Empedocle e Siculiana (Agrigento).
Ad accusare il politico sono i pentiti Maurizio Di Gati, ex capo provinciale di Cosa nostra agrigentina, suo fratello Beniamino e i collaboratori Carmelo Sardino e Luigi Putrone. I pentiti riferiscono di "compravendite di voti" in occasioni delle elezioni regionali del 1996, 2001 e 2006, anni in cui Cimino proprio a Porto Empedocle e Siculiana fece il pieno di consensi. Cimino che ha risposto ai pm, dicendosi estraneo ai fatti, è difeso dagli avvocati Nino Caleca e Grazia Volo.
"Sono molto dispiaciuto e amareggiato per questa disavventura giudiziaria. Sono certo che tutto potrà risolversi al più presto. Credo nella giustizia e sono pronto e disponibile per qualsiasi altro chiarimento". Ha detto Cimino dopo essere stato sentito dai pm di Palermo.