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14/10/2010 04:09:14

E' stata la Tunisia ad autorizzare le trivellazioni vicino Pantelleria

tunisina, poco oltre il limite delle 13 miglia dall'isola di Pantelleria che segna il confine tra la piattaforma continentale italiana e quella del Paese nordafricano».
Lo ha riferito il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia rispondendo mercoledì scorso all'interrogazione parlamentare presentata il 16 settembre dal sen. Antonio d'Alì relativamente alle indagini petrolifere svolte dalla società Adx Energy al largo di Pantelleria e in seguito alle quali ad agosto si è creato un vasto movimento di opinione che ha portato alla giornata del «No trivella day».
«Il giacimento Lambouka-I - ha concluso Menia - è un blocco di 70 km quadrati contenente tre potenziali serbatoi di idrocarburi e uno dei giacimenti potrebbe estendersi fino a 6 o 7 miglia dalle coste pantesche. Circostanza per cui si dovrà tenere conto tanto dell'accordo italo-tunisino tanto della Convenzione di Barcellona sulla protezione del Mediterraneo dall'inquinamento marino del 1976».
Alla luce di quanto affermato dal sottosegretario all'Ambiente per il sen. D'Alì si rende necessaria una interlocuzione con il governo tunisino.
«Visto - ha affermato d'Alì - che per quanto riguarda l'estensione dell'ambiente marino e del sottosuolo è possibile uno sconfinamento in acque italiane si ritiene che interloquendo con Tunisi e nelle sedi internazionali appropriate, anche euromediterranee, il governo italiano si debba spendere per un accordo generale volto ad evitare un'attività elusiva dei trattati così da vietare in via definitiva ulteriori attività di perforazione adiacenti le nostre acque".
D'Alì si riferisce a quanto stabilito dall'accordo italo-tunisino che prevede che le due Nazioni devono concertare un ulteriore accordo qualora i giacimenti di risorse naturali si estendano dalle due parti della linea di delimitazione della piattaforma continentale con la conseguenza che quelle individuate in un'area appartenente a uno Stato possono essere sfruttate dal lato della piattaforma continentale appartenente all'altro Stato».
Il parlamentare trapanese, che è presidente della Commissione Ambiente, presenterà una interrogazione al ministro degli Esteri per chiedere che si raggiunga una intesa di moratoria tanto delle prospezioni quanto delle trivellazioni.

FIORENZA. "Chiediamo al governo Regionale di intervenire in sede di Consiglio dei Ministri, ai sensi dell'art. 21 dello Statuto della Regione Siciliana, al fine di tutelare ed evitare che possano verificarsi disastri ecologici, simili a quelli accaduti nel golfo del Messico, lungo le coste del mar Mediterraneo". Lo ha detto il parlamentare regionale Dino Fiorenza, Vice Presidente della Commissione antimafia e Presidente del Gruppo misto, al fine di illustrare la propria Interpellanza in tema di trivellazioni petrolifere al largo delle coste siciliane.

Per Fiorenza, ''tutto il mondo e' a caccia di petrolio nel canale di Sicilia in barba alle piu' elementari misure di sicurezza". "Tale situazione - conclude - rappresenta un rilevante pericolo per l'ecosistema dell'Isola, dato dal fatto che il mar Mediterraneo rappresenta un bacino marino chiuso, con un ricambio lentissimo di acque e con un rilevante traffico interno riguardo al trasporto marittimo e commerciale".

IACOLINO. Dopo l'approvazione in plenaria a Bruxelles della risoluzione sulla prospezione e l'estrazione di petrolio, l'On. Salvatore Iacolino ha espresso piena soddisfazione per il largo consenso ricevuto a un emendamento orale al testo, da lui proposto e sostenuto dal Partito Popolare Europeo, con il quale si pone attenzione alla specificità del Mediterraneo.

"Con questa risoluzione il Parlamento si é espresso a favore di maggiore protezione e garanzia per le future trivellazioni in tutti i mari - ha affermato l'eurodeputato siciliano - ma soprattutto di quelli come il Mediterraneo, per sua natura chiuso e con poco ricambio di acqua, la cui specificità deve essere tenuta in debito conto."

"È significativo il fatto che si siano volute richiamare la responsabilità e la capacità finanziaria degli operatori, per evitare che possa accadere nei nostri mari ciò che è accaduto nel Golfo del Messico. Protezione dell'ambiente non significa evidentemente negare il diritto all'iniziativa imprenditoriale ma occorre un approccio cautelativo e precauzionale – come suggerito dal Commissario Öttinger – nella cooperazione tra gli Stati membri e con i Paesi terzi per garantire la sicurezza delle attività nei nostri mari e il naturale equilibrio ambientale" ha concluso l'On. Iacolino.