L'indagine è quella che sviluppata dai carabinieri di Trapani due anni addietro ha portato a scoprire l'esistenza di uno dei tanti "patti" tra criminalità organizzata, mafiosa, e le istituzioni, attraverso il mondo della massoneria.
Ascolta qui l'udienza con le requisitorie delle arringe e gli interventi degli avvocati:
Un ruolo centrale nella vicenda lo ha ricoperto il faccendiere umbro Rodolfo Grancini, già condannato in abbreviato a sei anni e sei mesi, un avvocato vicino ad ambienti massonici e presidente di uno dei Circoli del Buon Governo di Marcello Dell'Utri. Il suo ruolo era quello di seguire le sorti di una serie di processi in Cassazione, lavorando su alcuni contatti interni alla seconda sezione della Corte per ottenere informazioni riservate. A giovarsene, secondo le accuse, alcuni personaggi ritenuti a vario titolo vicini a Cosa Nostra come il capo storico del mandamento di Mazara del Vallo, Mariano Agate, suo figlio Epifanio e suo fratello Giovan Battista, avrebbero trovato appoggi anche presso i gesuiti romani, un sacerdote, Ferruccio Romanin è stato scoperto a scrivere lettere di supplica a giudici in favore del giovane Epifanio.Per l'imprenditore mazarese Michele Accomando i pm hanno richiesto alla terza sezione del Tribunale di Palermo la condanna a 6 anni, per l'altro imprenditore marsalese Nicolò Sorrentino 7 anni, per il ginecologo palermitano Renato De Gregorio 4 anni. La pena più alta è stata invocata per l'agrigentino Calogero Licata, per cui sono stati richiesti 12 anni, mentre per l'impiegato della Cassazione, Guido Peparaio, i pm hanno escluso l'aggravante mafiosa e hanno chiesto 7 anni e 6 mesi. Gli imputati sono accusati a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo ai sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio.
Secondo la ricostruzione dei pm Asaro e Guido gli imputati sarebbero riusciti a far ritardare la celebrazione di udienze e ad evitare il rientro in cella di persone arrestate o condannate. Ad esempio l'agrigentino Calogero Russello, secondo l'accusa, avrebbe fatto dare a Grancini, da Nicolò Sorrentino, pure lui imputato, cinquemila euro, per ottenere che un fax contenente l'ordine di riportarlo in cella rimanesse fermo in Cassazione per oltre un mese, tra febbraio e marzo del 2006. Il