paesaggistica della riserva naturale dello Stagnone», commesso sull'Isola Lunga nell'ambito dei lavori di ristrutturazione di alcuni vecchi immobili trasformati in Eco Resort dalla società ''Antiche Saline'' della famiglia D'Alì. Nell'ultima udienza è stato ascoltato Salvatore Antonio Di Martino, ex capo servizio del
Dipartimento regionale Territorio e Ambiente. E il teste, rispondendo alle domande del pubblico ministero Annarita Coltellacci, ha dichiarato che «per la realizzazione di opere di maggiore rilievo in zone di riserva e Zps va fatto lo studio di impatto ambientale, mentre per le opere più piccole è sufficiente la valutazione d'incidenza».
Ma nel caso in questione, come sottolinea anche il naturalista Enzo Sciabica, rappresentante di una delle tre organizzazioni ambientaliste (Ekoclub) costituitesi parte civile nel processo (le altre due sono Wwf e Legambiente), ''non c'è né l'una, né l'altra''. E anche il consulente della Procura, l'architetto Giovanni Crosta, nell'udienza dello scorso 26 aprile, aveva affermato che ''il progetto è privo dell'obbligatoria valutazione di incidenza'', ribadendo che ''all'interno della riserva è assolutamente vietato realizzare un'attività alberghiera».
Di Martino ha evidenziato anche la mancata consultazione del Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale, sottolineando l'importanza di tale parere ai fini dell'approvazione del progetto. Imputati sono l'architetto Vincenza Canale, dirigente del Suap di Marsala, l'ingegnere Mario Stassi, anch'egli funzionario comunale, l'ex assessore provinciale al Territorio Angelo Mistretta (Mpa), Domenico Ottonello, Giovanni Curatolo, Maria Guccione, Antonino Provenza, Francesco Torre, Antonino Castelli, Maria Rosa Sciannaca, tutti componenti del consiglio provinciale scientifico, l'ex soprintendente Carmela Di Stefano, i tecnici della soprintendenza Sergio Alessandro e Silvio Manzo, l'architetto Roberto Manuguerra, progettista delle opere, Gaspare Buscaino, titolare dell'impresa Gble, e naturalmente Giacomo D'Alì Staiti e Adele Occhipinti, proprietari dell'area e titolari della Antiche Saline. La vicenda è relativa al recupero di un fabbricato, un tempo utilizzato come alloggio per i salinari, da destinare ad uso ricettivo.