L'ordine di lancio fu impartito nel punto sbagliato. Nessuno informò gli allievi della presenza di uno specchio d'acqua nella zona e quando Melania La Mantia, 22 anni, si lanciò con il paracadute finì dentro il lago senza avere il tempo di salvarsi. Questi ed altri errori avrebbero provocato la morte del giovane caporale originario di Trapani, deceduto, il 20 febbraio, dopo un lancio con il paracadute nella zona di Ravenna. Secondo gli inquirenti, Andrea Tomasi, direttore di lancio, avrebbe determinato il punto di lancio in maniera erronea imponendo agli allievi l'ordine di
lasciare l'aereo oltre il limite meridionale della zona consentita. Renzo Carlini, direttore dell'esercitazione, avrebbe omesso di predisporre le misure di sicurezza necessarie. Basilio Schenetti, istruttore di fune di vincolo, pur accorgendosi che la rotta e la verticale dell'aeromobile non erano compatibili rispetto alle coordinate della zona di lancio consentita avrebbe omesso di attivarsi per disporre l'annullamento del lancio. Il padre ed il fratello del giovane caporale, assistiti dall'avv. Sabina Bonfiglio, si costituiranno parte civile.