Della sentenza colpiscono due cose: la prima è che un soggetto abbia addirittura l’arroganza di non accettare un diniego di sanatoria da parte del Comune del suo immobile abusivo (primo fanno le case sulla spiaggi, poi chiedono che vengano tutelati i loro diritti …. ); la seconda, ancora più grave, è che il Comune di Marsala ometta addirittura di costituirsi in giudizio dinanzi al Tar per non immischiarsi nella vicenda. In pratica un cittadino fa ricorso contro una decisione del Comune e i suoi rappresentanti in maniera pilatesca se ne infischiano …
La sentenza, che riguarda abusi edilizi a distanza minore dei 150 metri dal mare, è del 26 Ottobre scorso (Tar Sicilia, Sezione 3). Il ricorso del marsalese Ci.Gi.Da. è del 1996. Il Comune di Marsala – vergognosamente – non si è mai costituito in giudizio per difendere le sue ragioni e sostenere l’integrità del territorio dagli abusi.
Con ordinanza n. 116 del 15 febbraio 1996 (notificata due mesi dopo, il 4 Aprile) il Comune ha negato la sanatoria che il nostro concittadino aveva richiesto sul suo immobile. Con ordinanza .882 del 27 Ottobre 1997 il Comune ha anche ingiunto la demolizione, che non è mai avvenuta.
Il signor Ci.Gi. Da. ha impugnato il provvedimento di diniego di sanatoria edilizia della sua casa a mare, realizzata nel 1983. Ha chiesto al Comune una concessione in sanatoria edilizia, ma il Comune gliel’ha negata. La casa è abusiva. Anzi, è abusivo pure il canile … E’ stato tutto realizzato dopo il 31 Dicembre 1976 in una zona sottoposta ad inedificabilità assoluta.
Il cittadino fa ricorso al Tar. Tanto dal Comune nessuno fa niente per difendere i nostri diritti. Dice che casa sua non si trova affatto entro i 150 metri dal mare, e che il calcolo del Comune è errato a causa della “continua evoluzione della zona di mare antistante”. Anzi, di più, siccome di fronte c’è una barriera frangiflutti “ realizzata in epoca antecedente alla realizzazione del fabbricato”, vale quella come battigia. Vuoi vedere che alla fine questa casa è a un chilometro dal mare e nessuno se ne accorge?
Inoltre il ricorrente sostiene che mancano piani particolari di recupero urbanistico, quindi il Comune non può negare alcuna sanatoria. Al Comune nessuno parla.
Il cittadino abusivo mette in campo altre cose: altre istanze di sanatoria presentata, altri ricorsi, contestazioni errate, organi incompetenti, eccesso di potere, ecc. Al Comune nessuno parla. Nessuno si difende e ci difende.
Non è cosa da poco. Tant’è che la casa è stata costruita nel 1983. Solo nel 1995 è stata chiesta la sanatoria. Nel 1996 è stata negata. Da lì sono partiti tutti i ricorsi, e nella totale negligenza del Comune, si è arrivati al 2010.
Solo qualche giorno fa il Tar è riuscito a pronunciarsi. Nonostante il silenzio del Comune. Innanzitutto dà fede al verbale di sopralluogo che accerta che la casa, costruita dopo il 1976, è a meno di 150 metri dal mare. Tra l’altro il terreno ricade in zona E2: verde agevolato. E ci hanno costruito sopra. Il mare secondo le perizie dista 120 metri. Il Tribunale rigetta le motivazioni dell’ “evoluzione della costa” e della barriera frangiflutti (anche perché il ricorrente non fornisce alcuna cartografia …) .
L’abusivo nel ricorso gioca un’altra carta, tipica di tutti gli abusivi: “Non sono il solo. Ci sono un sacco di case oltre la mia, infrastrutture e servizi ...”. Ma la Corte ricorda che ciò non significa che allora l’abuso è permesso …
Punto per punto il Tar respinge poi tutti i ricorsi. Potete leggere la sentenza per intero cliccando qui. L’abuso è ormai accertato. Tocca al Comune fare la sua parte. Ma dubitiamo che un Comune che nemmeno si costituisce in giudizio, e che da un anno non riesce ad abbattere gli immobili abusivi nonostante un’inchiesta penale aperta anche dalla Procura della Repubblica, trovi ora il coraggio e la forza di fare applicare la legge …