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20/11/2010 11:14:30

Palermo, il popolo delle agende rosse torna in piazza

fondato da Salvatore Borsellino (il fratello del giudice Paolo, assassinato il 19 luglio '92), in solidarietà dei magistrati che indagano sulle stragi mafiose e sulla criminalità organizzata.

La manifestazione si svolge in contemporanea davanti ai Tribunali di Milano, Firenze, Roma. Al fianco delle Agende rosse ci sono il comitato Scorta Civica, l'associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili e l'associazione nazionale "Familiari vittime di mafia".

"Non è la prima volta che le Agende rosse presidiano le Procure - dichiara Salvatore Borsellino - Questa volta siamo qui per esprimere il nostro appoggio ai magistrati che indagano sulle stragi del biennio '92-93 ed in particolare al sostituto procuratore Antonino Di Matteo che sta conducendo a Palermo delicate inchieste sulle collusioni mafia-potere.

Di Matteo è finito nel mirino per alcune opinioni espresse come presidente dell'Associazione nazionale magistrati di Palermo a tutela dei colleghi dopo l'ennesimo attacco denigratorio dal premier Silvio Berlusconi".

"Sono convinto che i magistrati vadano a volte criticati, tutti sbagliamo. Ma non possiamo tollerare affermazioni che destabilizzano sul sistema democratico fondato sulla divisione dei poteri. Di fronte a queste cose il magistrato non solo deve replicare ma deve prendere le distanze, deve fare valere quei principi sanciti dalla Costituzione". Lo ha detto il pm Nino Di Matteo, intervenendo alla manifestazione organizzata dal movimento delle Agende rosse davanti al tribunale di Palermo, in solidarietà dei magistrati che indagano sulle stragi del '92-'93.

"Vorrei dirvi molte cose, ma dovete comprendere la mia figura di magistrato su cui ancora pende la possibilità di un procedimento disciplinare - ha proseguito - Posso dirvi però che in questo Paese i magistrati a volte son un problema, sono un problema le loro scorte, le zone rimozione. È ancora piu" importante in questo contesto il vostro impegno".

A giugno scorso gli uffici del ministero di Giustizia avevano segnalato al vicepresidente del Csm alcune dichiarazioni di Di Matteo (che aveva detto: "Mi chiedo con quale faccia continuino a collaborare con questo Governo i colleghi distaccati al ministero della Giustizia") chiedendo l'apertura di una pratica a tutela delle toghe che lavorano al ministero. La richiesta era stata archiviata il 1 luglio e la Procura generale della Cassazione aveva successivamente trasmesso la richiesta di accertamenti alla Procura generale di Palermo.

L'11 novembre che il procuratore generale di Palermo Luigi Croce ha risposto con una relazione in cui afferma che le dichiarazioni di Di Matteo sono state fatte come presidente dell'Associazione nazionale magistrati di Palermo e che, quindi, esse non sarebbero suscettibili di valutazioni disciplinari. Adesso la decisione conclusiva spetta alla Procura generale della Cassazione.