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05/01/2025 06:00:00

Le nuove indagini sull’omicidio Mattarella, 45 anni dopo

Il 6 gennaio 1980 Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana, viene ucciso davanti casa, in via Libertà, a Palermo.

Freddato da diversi colpi di pistola mentre si trova in auto con la moglie, Irma Chiazzese. Il killer fa fuoco a volto scoperto. Sergio Mattarella, attuale Presidente della Repubblica, corre sul luogo del delitto.

La foto del Capo dello Stato che tiene la testa del fratello trucidato è tra le più significative della storia del Paese. 


45 anni dopo ci sarebbero due nuovi indagati dalla Procura di Palermo, ritenuti gli esecutori materiali di quell’omicidio. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica si tratterebbe di soggetti legati a Cosa Nostra, accusati di essere stati i sicari del leader politico democristiano, allievo di Aldo Moro. Infatti, nonostante siano stati condannati i mandanti mafiosi del delitto Mattarella, non si scoprì mai chi fu a premere il grilletto.
In 45 anni molte teorie sono state avanzate sul coinvolgimento di personaggi esterni a cosa nostra.


Le indagini e i mandanti
Per l’omicidio di Piersanti Mattarella sono stati condannati definitivamente i mandanti: i boss della Cupola di Cosa Nostra, tra cui Totò Riina, Michele Greco, Bernardo Provenzano e Francesco Madonia. Tuttavia, l’identità dei sicari e dei possibili mandanti esterni è rimasta a lungo un mistero. La pista dei terroristi neri Valerio “Giusva” Fioravanti e Gilberto Cavallini, indicati inizialmente come esecutori materiali, non ha trovato conferme definitive: entrambi sono stati prosciolti dall'accusa.
Giovanni Falcone aveva delineato un quadro complesso, parlando di un "coacervo di convergenze di interessi di grandi dimensioni". La sua convinzione era che il delitto fosse riconducibile a una matrice mafiosa, con possibili implicazioni di apparati deviati dello Stato e mandanti esterni.

 

Le nuove rivelazioni
L’inchiesta condotta dalla Procura di Palermo, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Marzia Sabella, avrebbe ora raccolto nuovi elementi che rafforzano l'accusa nei confronti dei due nuovi indagati. Le rivelazioni, al momento coperte dal massimo riserbo, si basano su nuove testimonianze, riscontri balistici e l’analisi di reperti d’epoca.
Tra i reperti chiave c'è la targa di un’auto del commando, che era stata divisa in due: una parte fu ritrovata in un covo dell’organizzazione terroristica neofascista dei Nar. Questo particolare alimentò fin da subito i sospetti di una collaborazione tra mafiosi e neofascisti, una tesi già esplorata da Falcone. Inoltre, i testimoni oculari descrissero il killer come un giovane con capelli castani, occhiali a specchio e un’andatura particolare. «L'assassino di Mattarella - si legge nell'articolo di Repubblica - è a volto scoperto e viene visto da almeno 5 testimoni: è un uomo sui 25 anni, con l'aspetto da bravo ragazzo, altro circa un metro e settante. Corporatura robusta, capelli castani. La vedova di Mattarella ha consentito di disegnare l'identikit, e ha definito il capo dei Nar, Valerio Fioravanti, nelle foto pubblicate dopo l'arresto, come una persona molto simile a lui».

 

Il contesto politico-mafioso
L’omicidio di Mattarella rappresentò un attacco diretto a un politico simbolo del rinnovamento e della trasparenza nella gestione della Regione siciliana, definita all'epoca la stagione delle "carte in regola". La sua figura era invisa ai vertici di Cosa Nostra, che vedevano nella sua politica un ostacolo ai propri interessi.
La famiglia Madonia, secondo le dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Francesco Di Carlo, ebbe un ruolo di primo piano nell'esecuzione dell'agguato. Nino Madonia, figlio del boss Francesco “Ciccio” Madonia, sarebbe stato indicato come il probabile sicario. Le indagini hanno anche evidenziato i legami della famiglia Madonia con apparati deviati dei servizi segreti.

 

 

 

Un possibile nuovo processo
Le nuove prove raccolte dalla Procura potrebbero aprire la strada a un nuovo processo, puntando finalmente a individuare gli esecutori materiali dell'omicidio e a chiarire il ruolo di eventuali mandanti esterni. A 45 anni dal delitto, la ricerca della verità prosegue, confermando che il sacrificio di Piersanti Mattarella rappresenta una delle pagine più oscure della storia italiana, ma anche un simbolo di lotta per la legalità e la trasparenza.
Il prossimo anniversario del 6 gennaio 1980 sarà, dunque, non solo un momento di ricordo ma anche di rinnovato impegno per fare luce su un crimine che scosse l’intera nazione e che, ancora oggi, reclama giustizia.

Le commemorazioni a Castellammare del Golfo
Quarantacinque anni dopo l’assassinio, anche quest’anno l’amministrazione comunale commemora Piersanti Mattarella, nato a Castellammare del Golfo nel 1935 ed ucciso a Palermo il 6 gennaio del 1980, quando era presidente della Regione siciliana.

Proprio nel giorno dell’epifania, il 6 gennaio 2025, alle ore 11, l’amministrazione comunale di Castellammare del Golfo anche quest’anno ricorderà Piersanti Mattarella con una sobria cerimonia.

 

Il sindaco di Castellammare del Golfo Giuseppe Fausto guiderà il corteo che, dall’ingresso del cimitero, raggiungerà la chiesetta cimiteriale dove sarà deposta una corona d’alloro sulla tomba di Piersanti Mattarella, omaggiato anche con un ricordo.

Seguirà un momento di preghiera.

«Piersanti Mattarella è stato un concittadino dall’alto profilo politico ed umano-dice il sindaco Giuseppe Fausto-. Ricordare il suo modello di uomo e politico, permeato dal senso di responsabilità e dalla lungimiranza strategica, significa tramandare il suo esempio di impegno civile e rigore istituzionale in favore della legalità, onorando la memoria di Piersanti ma anche quella di tutte le vittime di mafia».

Piersanti Mattarella era nato a Castellammare del Golfo nel 1935 e riposa nella chiesetta del cimitero comunale di Castellammare del Golfo dirimpetto la tomba del padre Bernardo.

Nel cimitero di Castellammare del Golfo, nella cappella di famiglia, a settembre è stata sepolta anche la figlia di Piersanti, Maria Mattarella, segretaria generale della Regione siciliana, morta a 62 anni a causa di una malattia.

Nella stessa cappella si trovano anche le spoglie di Marisa Chiazzese, moglie del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fratello di Piersanti.