associazione mafiosa, Marcello dell'Utri dice di aspettarsi una sentenza finale diversa: "È una favola che si è continuamente sviluppata fino ad arrivare a questa sentenza che per fortuna non è definitiva e io con tutta serenità mi aspetto che ci sia una sentenza finale diversa poi vedremo", ha dichiarato il senatore del Pdl in un'intervista rilasciata al Tg2 e rilanciata dal Tg1 a proposito dei presunti incontri negli uffici del Cavaliere, nel 1975, tra lui e alcuni boss mafiosi.
"Incontri mai provati - aggiunge Dell'Utri -, frutto di fantasie di pentiti. Un certo Di Carlo che si è inventato questa storia, mai provato. Hanno detto pure dove erano gli uffici, non hanno descritto neanche come erano anzi li hanno descritti in maniera diversa. Quindi è tutto un frutto di illazioni", ha concluso.
Dell'Utri: Sentenza illogica. Più tardi, parlando con SkyTg24, Dell'Utri ha definito la sentenza d'appello illogica. "Se fossero veri i rapporti tra me e Cosa Nostra per arrivare a Berlusconi", ha detto il senatore, "è strano che proprio nel momento in cui a Cosa nostra poteva servire un referente politico come Berlusconi avesse
mollato tutto. Questa è, appunto, una illogicità manifesta della sentenza". Respingo ogni addebito, ha aggiunto. Ed ha ribadito di considerare Mangano un eroe. Alla giornalista che gli chiedeva se avrebbe ripetuto il suo giudizio sullo stalliere di Arcore, ha detto: "Se lei vuole farmelo ribadire, le dico di sì". Sempre su Mangano ha specificato: "A Berlusconi serviva un fattore che fosse competente di cavalli e cani, io ho detto che nell'ambito delle mie conoscenze c'era una persona competente in questo settore. Lui lo ha visto, gli è piaciuto ed è stato assunto".
Nelle motivazione depositate ieri 2, i giudici di Palermo, in 641 pagine, spiegano il perché della condanna, legata ai fatti avvenuti fino al 1992, mentre il senatore è stato assolto per quelli successivi. Il collegio presieduto da Claudio Dall'Acqua, a latere Sergio La Commare e il relatore Salvatore Barresi, gli hanno ridotto la pena dai nove anni comminati in primo grado a sette anni.
Di Pietro: "Accertati rapporti tra mafia e Berlusconi". "È ormai accertato in sede giudiziaria che Berlusconi ha avuto rapporti con la mafia, non fosse altro perché ricattato dalla stessa mafia che lui ha comprato per stare bene", ha commentato il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. "In una situazione di questo genere - ha aggiunto - affidare il governo a un ricattato a me pare sia una cosa che non ha alcun senso". Per Di Pietro, "Berlusconi scese a patti con la mafia. Se la portò in casa come stalliere, per assicurarsi la tranquillità economica e personale", ha detto poi il leader dell'Idv al TG7.
Gelmini: "Inverosimili le accuse al premier". Si dice più che certa che il prossimo grado di giudizio possa ristabilire la verità sulla vicenda il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini: "Conoscendo bene sia il premier Berlusconi sia il senatore Dell'Utri, l'accusa di aver assunto Mangano per proteggere il premier mi appare totalmente inverosimile e sono sicura che il prossimo grado di giudizio potrà ristabilire la verità ", ha detto il ministro.