Tra le istanze sollevate dai familiari, quella espressa da Alberto Spampinato, fratello di Giovanni, il giornalista de L’Ora di Palermo ucciso a Ragusa il 27 ottobre 1972, a soli 25 anni. ”Chiediamo norme di legge come quelle in vigore nei paesi anglosassoni – ha detto Spampinato – dove è prevista la cessione dei proventi di opere, come libri, film o fiction che hanno per protagonista un criminale, a un fondo pubblico in favore delle vittime. Vorremmo inoltre un’equa ripartizione dei finanziamenti pubblici, tra opere che raccontano le storie dei criminali e quelle sulle vittime”. I familiari in coro hanno precisato che non si tratterebbe di una ”par condicio, ma di un’equa distribuzione dei fondi animata dal rispetto dovuto alle vittime”.
Il documento di Libera alle istituzioni sollecita un intervento su 3 aree: il tema dei processi, con i procedimenti giudiziari ancora aperti o da aprire, lo studio delle norme italiane ed europee disponibili in materia che possano portare le indagini a un accertamento della verità ; un permesso annuale retribuito di 150 ore per i familiari impegnati in iniziative sulla legalità che oggi fanno fronte a queste esigenze, sacrificando le proprie ferie o permessi; infine, la richiesta di revisione della norma di legge che fissa nel 1961 la data per ottenere il riconoscimento giuridico di vittima delle mafie, escludendo dai benefici le famiglie che hanno subito la perdita di un congiunto prima di quella data. Oggetto specifico della lettera indirizzata al Quirinale, invece, la richiesta di tradurre in legge dello Stato la proposta di riconoscere le 150 ore di permessi come ‘alto valore della testimonianza delle vittime e dei familiari del terrorismo e delle mafie’. Alla due giorni di Terrasini hanno partecipato numerose autorità , fra cui il questore di Palermo, Nicola Zito.