Nell’estate ’84 mentre il giudice Giovanni Falcone raccoglieva ancora in gran segreto le dichiarazioni di Tommaso Buscetta. Per Ciancimino, il padre Vito già sapeva che Buscetta avrebbe fatto il suo nome e immediatamente partirano le contromisure per salvaguardare il patrimonio di famiglia.
“Controllate nel registro dell’hotel Billia a Saint Vincent. Restammo quasi un mese con la scusa di dover fare delle cure in svizzera – ha detto Ciancimino junior al pm di Matteo – I soldi viaggiavano con noi, e venne simulata la vendita a Vesselli, dell’etna costruzioni, “.
Non si ferma qui il racconto di Massimo Ciancimino che ha detto, anche, di guradare tra le carte di Falcone. Il giudice aveva capito tutto e stava effettuando controlli sullo spostamento di denaro e in merito interrogò Vesselli che messo alle strette confessò di aver fatto una “cortesia” a Ciancimino.
I soldi erano ormai in Svizzera. Falcone non scoprì mai chi l’aveva tradito. Vito Ciancimino finì in carcere il 3 novembre 1984.