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07/12/2010 10:57:23

E' morto Puccio Bulgarella, editore di Rtc

Gli avevano tolto tutto, il lavoro, le proprietà, la barca, (la GIA), sulla quale veleggiava in estate alla volta di Pantelleria. Imprenditore, giovane industriale rampante della Trapani degli anni ’70 e ’80, Puccio Bulgarella aveva intrapreso l’attività di editore con il coraggio che pochi a quell’epoca avevano nella nostra provincia. La mafia aveva tentato di fermare Puccio e la sua televisione, ma lui era andato avanti per tanti anni ancora, prima che un’atroce malattia lo costringesse a chiudere quella gloriosa televisione, esempio ancora unico di giornalismo coraggioso in una Trapani grigia e conformista. Puccio Bulgarella ci ha lasciato nei giorni scorsi, in silenzio, senza clamori, sconfitto alla fine dal male che aveva con coraggio tentato di sconfiggere. Mi è oggi insopportabile l’idea di non poterlo vedere più arrivare con la sua allegria nell’isola, mi è insopportabile l’idea di non poter più stare con lui a chiacchierare, a fare programmi, a sederci a tavola davanti ad una cernia della “misura giusta” per quattro persone, come la voleva lui. Insopportabile è sapere che non si faranno più d’estate quelle divertenti “sedute spiritiche” che per scherzo, quando c’era tanta gente Puccio tirava fuori dal cilindro del suo umorismo ricco ed intelligente. "Mangiava" i coltelli, facendoli sparire in bocca chissà con quale trucco, ma era anche capace di recitare Garcia Lorca in spagnolo e a memoria. Puccio Bulgarella è morto qualche giorno fa, ma lo avevano ucciso, la mafia lo aveva “ucciso”, insieme a Mauro Rostagno in quel giorno di settembre di 22 anni fa. Da quel giorno era finita la stagione più bella del giornalismo Trapanese in una televisione che informava e che denunciava con coraggio il malaffare, che si scagliava contro i trafficanti di droga e di morte. Enzo Tartamella era il direttore, Mauro Rostagno il caporedattore, io semplicemente il corrispondente da un’isola lontana che voleva fare conoscere i suoi innumerevoli problemi ad una Provincia che mai aveva alzato un dito per tentare di risolverli. Mauro Rostagno era un sociologo, un professore, un Maestro, come amavano chiamarlo i suoi ragazzi a Lenzi, che si era formato a Trento e, dopo un’esperienza in India, aveva messo a disposizione della nostra provincia tutta la sua cultura, la sua intelligenza, il suo modo coraggioso di fare il giornalista. Ricordo che in quell’estate del 1988 dissi a Puccio: “Mauro dovrebbe stare più attento. Siamo a Trapani, un poco di prudenza sarebbe opportuna”. Lui approvò, ma non gli disse nulla perché Mauro era un uomo libero e bisognava lasciarlo libero di raccontare le sue verità, che poi erano le nostre. Le nostre paure nascoste, la nostra voglia di lasciar fare. Fu una stagione esaltante anche per Pantelleria, da dove, sotto l’insegnamento di Enzo e Mauro, denunciavo il malaffare della politica clientelare, la mala amministrazione della cantina che stava portando sul lastrico i contadini e al fallimento della viticultura. Ciao Puccio, mi piacerebbe pensare che tu potessi tornare tra noi anche per un momento, a rallegrarci, magari durante una seduta spiritica. Ma questo non avverrà perché il tuo era un modo scherzoso di passare una serata con i tuoi amici. Ciao amico mio, salutami Mauro, se lo incontri.

Salvatore Gabriele