Ad avviare la causa erano stati i magistrati della Procura palermitana Vittorio Aliquò, Antonio Ingroia, Giovanni Di Leo e Lia Sava, accusati, tra l'altro, di "non perseguire i criminali mafiosi, ma i servitori dello Stato". Il tribunale ha ritenuto lesive quelle dichiarazioni e ha condannato il critico d'arte ed ex parlamentare a pagare, insieme al quotidiano, 15 mila euro a ciascuno dei promotori della causa. Sgarbi dovrà anche versare 5 mila euro a titolo di riparazione pecuniaria e contribuire con il Giornale a fare fronte alle spese di giudizio fissate in 14.485 euro.