Invece mi sono limitato a salutare, forse con un po' piu' di affetto, i miei avvocati. Chiedo a lei, signor giudice, di togliere la sanzione o altrimenti solleciteremo la legittimita' costituzionale, perche' salutare e' previsto anche dalla Costituzione...". Con queste parole, il boss mafioso Giuseppe Graviano, ha esordito oggi al processo per il sequestro e l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso e sciolto nell'acido l'11 gennaio 1996 dopo 779 giorni di prigionia.
E' la prima volta che Graviano appare in un processo, anche se in videoconferenza, e prende la parola dopo il silenzio annunciato, per protesta, nell'udienza del dicembre 2009 al processo a carico di Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa.
Graviano e' tra gli imputati ed e' stato lo stesso capomafia di Brancaccio a chiedere, nella scorsa udienza, di poter rendere dichiarazioni, soprattutto dopo l'esame e il controesame reso da Gaspare Spatuzza. I legali di Graviano, Giuseppe Giacobbe e Giuseppina Potenzano, spiegano: "alla scorsa udienza il nostro assistito ha salutato soltanto la difesa e non gli altri imputati. Ma ancora non abbiamo letto il provvedimento".
9,00 - Riprende oggi davanti alla corte d’assise di Palermo, a poche ore dall’anniversario dell’uccisione del bambino, il processo per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito Santino, rapito e poi ucciso per indurre il padre a ritrattare.Giuseppe Di Matteo, rapito il 23 novembre 1993, fu eliminato l’11 gennaio del 1995. I giudici sentiranno il capomafia Giuseppe Graviano: a chiedere l’interrogatorio del boss di Brancaccio, che è tra gli imputati, è stato il suo legale, che ha deciso di citare Graviano al termine della deposizione del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, comparso in videoconferenza alle scorse udienze.
Il pentito ha raccontato le fasi del sequestro del bambino, rapito a novembre del 1993 in un maneggio di Altofonte da un gruppo di sicari travestiti da poliziotti. Un duro atto d’accusa, quello del pentito, che ha riferito di avere avuto proprio dal boss l’ordine di portare via il piccolo Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido dopo 779 giorni di prigionia. Nella sua lunga deposizione Spatuzza ha più volte chiesto perdono ai familiari del bambino: ma sia la madre che il padre hanno detto che non potranno mai accogliere la richiesta del collaboratore.