I giudici devono decidere se confermare in tutto o in parte il provvedimento. Dall'altra parte il team di legali di Nicastri cercherà di dimostrare l'assoluta estraneità della ricchezza di Nicastri rispetto ad operazioni illegittime o fatte avvalendosi della forza della criminalità organizzata.
Oggi l'immenso patrimonio di Nicastri è amministrato da un squadra di amministratori giudiziari. Si tratta di commercialisti, ragionieri, geometri che, su incarico del tribunale, stanno portando avanti le varie attività in attesa di capire se il sequestro diventerà o meno una confisca definitiva.
E' chiaro che il sequestro è stato così imponente che una sola udienza non basterà: imprese, beni mobili e immobili, conti correnti in Italia e all'estero, partecipazioni in svariate società, azioni, titoli bancari vanno valutati con attenzione, soprattutto per quanto riguarda le 43 società di Nicastri che hanno direttamente a che fare con il settore dell'energia eolica.
Sono quattro gli avvocati che assistono Nicastri: Sebastiano Dara e Bartolomeo Pellet del foro di Trapani, Giovanni di Benedetto e Salvatore Traina del foro di Palermo.
Nicastri viene ritenuto dagli inquirenti vicino al boss latitante trapanese Matteo Messina Denaro. Nicastri nel 2009 era finito in manette a novembre per indebita percezione di contributi pubblici. Il blitz antimafia era scattato al termine di una complessa indagine che aveva portato alla luce un articolato sistema di truffa ai danni dello Stato finalizzato all'indebita percezione di contributi pubblici per la realizzazione di parchi eolici.
Sebbene sia riconosciuto come incontrastato signore del vento, Nicastri non risulta intestatario di nemmeno una pala eolica. La sua funzione era infatti quella di “sviluppatore di campi eolici”. Si limitava ad acquisire i terreni e a procurarsi le licenze presso le amministrazioni locali. Dopo di che, quando il prodotto era completo, vendeva «chiavi in mano» il parco eolico