che oggi stesso dovrebbe presentarsi in carcere per scontare la parte residua della pena: Inzerillo, riconosciuto colpevole di concorso in associazione mafiosa, era gia' stato in carcere per 34 mesi, nel corso della sua interminabile vicenda giudiziaria, iniziata nel 1993; gli restano dunque altri due anni e mezzo di prigione. L'ex senatore ha definito "ingiusta e senza prove" la sentenza, ma ha detto di volere rispettarla: "Noi politici della Prima Repubblica siamo stati abbandonati da tutti, non ci difende nessuno. In certi casi veniamo usati anche per scaricare altre responsabilita'".
IL PROCESSO
Accusato di essere stato uomo a disposizione dei boss di Brancaccio, Giuseppe e Filippo Graviano, Inzerillo era finito sotto indagine nel '93, nell'ambito di un'indagine antimafia in cui era stato sospettato di avere fatto pressioni, attraverso il notaio Pietro Ferraro, sul presidente della Corte d'assise che stava giudicando gli assassini del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Poi erano arrivate le accuse del "Buscetta della politica", Gioacchino Pennino, rivolte a Inzerillo e al suo capo corrente, Calogero Mannino. Entrambi furono arrestati, a distanza di un paio di giorni l'uno dall'altro, tra il 13 e il 15 febbraio 1995. Condannato in tribunale a otto anni per associazione mafiosa, Inzerillo fu assolto in appello ma la Cassazione annullo' la decisione a lui favorevole e ordino' un nuovo processo: l'11 gennaio 2010 la prima sezione della Corte d'appello derubrico' il reato ma lo riconobbe comunque colpevole di concorso in associazione mafiosa, pronunciando la sentenza di condanna a 5 anni e 4 mesi, adesso resa definitiva dalla Suprema Corte. Pennino, dopo avere accusato i due politici, cambio' registro e nel processo "di rinvio" dalla Cassazione fu addirittura sentito come teste della difesa, perche' aveva sostenuto (cosi' come il dichiarante Gaspare Spatuzza) che la mafia nel '92 non aveva fatto votare, al Senato, per l'allora candidato democristiano, ma per un esponente socialista, Giacomo Affatigato, poi morto. Enzo Inzerillo fu anche indagato per le stragi di Roma, Firenze e Milano, ma la Procura del capoluogo toscano non trovo' riscontri alle accuse del pentito di Mazara del Vallo (Trapani) Vincenzo Sinacori e chiese e ottenne l'archiviazione.
LA CARRIERA POLITICA
Assessore ai Servizi a rete nelle giunte guidate da Leoluca Orlando, Inzerillo condivise con l'attuale portavoce dell'Idv le esperienze delle giunte "anomale" della "Primavera di Palermo", il penta e l'esacolore, prima appoggiate dall'esterno e poi con la partecipazione diretta del Pci. Il politico fu vicesindaco con le giunte post-orlandiane guidate da Domenico Lo Vasco e, nel '92, venne eletto senatore, carica che mantenne fino al '94, quando non venne ricandidato per effetto dell'indagine che lo aveva riguardato l'anno prima. Inzerillo e' il secondo politico siciliano che finisce in carcere per scontare una condanna definitiva per mafia: l'altro e' Franz Gorgone, pure lui della Dc, che ebbe sette anni. Mannino, capo corrente di Inzerillo, e' stato invece assolto con sentenza definitiva ed e' oggi senatore del