Arrestato quattro anni fa, Bernardo Riina è stato condannato nel 2008 dalla Corte d’appello di Palermo a otto anni di reclusione per associazione mafiosa e favoreggiamento nei confronti di Bernardo Provenzano, di cui avrebbe coperto la latitanza recandosi più volte presso il covo in cui fu arrestato a Montagna dei Cavalli.
TERRENI E AZIENDE - Tra i beni confiscati, intestati all’indagato e ai suoi familiari, tre aziende agricole, del valore di 1,8 milioni di euro, 40 tra terreni e fabbricati rurali, per una estensione complessiva di oltre 500 mila mq ed un valore superiore a 14,5 milioni di euro, autovetture, macchine e attrezzature agricole del valore stimato in 370 mila euro circa, nonchè conti correnti, libretti postali, e altre disponibilità finanziarie per oltre 30 mila euro.
IL VIVANDIERE - Bernardo Riina è il pastore che ha gestito negli ultimi tempi Provenzano, organizzando il viavai di pacchi di biancheria e «pizzini» del boss. Già all'inizio del Duemila compariva (con nome cifrato da un codice alfanumerico) in una lettera inviata a Provenzano dal figlio Angelo: «Acquisto terreni - scriveva il giovane al padre capomafia -. Sono stato un po' disubbidiente su questo argomento in quanto sotto le feste mi sono visto con la persona interessata 512151522 191212154 e siamo rimasti che dopo le feste ci dovevamo vedere». Il codice prevedeva che la lettera A corrispondesse al numero 4, la B al 5 e via di seguito; di qui la trasformazione di quella serie di numeri nel nome di «Binnu Riina».
PER SEI ANNI - Quel messaggio risale al gennaio del 2001 e dopo cinque anni Bernardo Riina era un punto di riferimento della latitanza di Provenzano. Il principale, quello che ha portato la polizia fino alla tana del boss, evidentemente costretto a tornare agli antichi contatti dopo che era stato smantellato il gruppo che l' aveva «gestito» in precedenza, nelle zone di Belmonte Mezzagno e Villabate.