Le donne (Alessandra Spadafora, Filomena Lomanto, Antonina Prinzivalli, Francesca Umile, Teresa Spedale, Stefania Lomabrdo, Francesca Rallo e Loredana Coppola) assistite dagli avvocati Ucelli Ratti e Culicchia contestano il fatto che il Comune di Marsala abbia chiesto loro di svolgere attività lavorativa in cambio dell’erogazione dell’ausilio economico,essenziale per poter sopperire alle loro minime esigenze esistenziali.
L’Amministrazione, infatti, subordina l’ottenimento dei contributi all’accettazione da parte delle interessate ad essere utilizzare come lavoratrici in progetti di pubblica utilità, come ad esempio la pulizia dei locali comunali.
“Ma per loro – scrivono gli avvocati nell’atto di diffida – non è prevista alcune retribuzione, né alcun diritto previdenziale”. Si tratta, secondo - dicono - di una pretesa illecita: “Non si può commisurare il contributo assistenziale dovuto ai figli alle ore di lavoro svolto dalle signore”.
C’è una delibera consigliare che prevede proprio lo scambio lavoro – contributo, ma contro l’illeicità di questa delibera ci sono pendenti dinnanzi al Giudice del Lavoro alcune cause. Per alcune donne l’attività lavorativa è stata “imposta” fin dal 2004.
Il termine per la presentazione della nuova richiesta di contributo scadeva lo scorso Gennaio. Le donne sono state costrette, loro malgrado, a sottoscrivere la dichiarazione di accettazione per il loro utilizzo , come lavoratici, da parte del Comune, perché altrimenti perderebbero il contributo. “Ma per noi questa dichiarazione è nulla” scrivono, richiamandosi niente di meno che all’art 23 della Costituzione: “ Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non dalla legge”. “Le nostre assistite – dichiara l’avvocato Ucelli Ratti – chiedono al consiglio comunale e al Sindaco di attivarsi per eliminare questa clausola dal regolamento che costringe illecitamente numerose cittadine indigenti a prestare gratuitamente la propria attività lavorative in favore dell’Amministrazione comunale pur di ottenere il contributo assistenziale per i loro figli”.