Il processo riguarda nove persone coinvolte nell' omonima operazione ''Itaca'', che il 5 marzo 2007, a conclusione dell'indagine sul progetto per la realizzazione di un maxi-centro commerciale nel quartiere di Amabilina, vide finire agli arresti domiciliari, per corruzione, l'ex presidente del Consiglio comunale Pino Ferrantelli (Udc), l'amministratore della società ''Ulisse'', Giuseppe Ventura, e il mediatore d'affari Francesco Pulizzi. Imputati difesi, rispettivamente, dagli avvocati Paolo Paladino, Michelangelo Di Napoli ed Erino Lombardo. Sono nove le persone coinvolte nell'operazione “Itaca”.
Punto nodale è la possibile promessa di «posti di lavoro» in cambio del voto favorevole, in Consiglio comunale, alla variante urbanistica. In Tribunale, il consigliere dell'Udc Antonino Genna ha ammesso di essere stato sollecitato da Ferrantelli a votare positivamente l'atto deliberativo e che i suoi allora compagni di partito Pasquale Surace, Franco Di Marco e Giuseppe Fazzino, anche loro imputati, tentarono di convincerlo facendogli intendere che «se avesse votato favorevolmente, avrebbe potuto indicare qualcuno da assumere…». Nino Genna, però, votò «no».
Ascoltata anche l'on. Giulia Adamo, all'epoca dei fatti presidente della Provincia, che ha ribadito la sua netta contrarietà all'opera. E infatti, il 17 marzo 2005, il suo consigliere di riferimento, Vitalba Pipitone, votò contro la variante, che fu bocciata (12 si e 12 no). Giulia Adamo ha, poi, parlato di una telefonata con la quale le si chiedeva un incontro per illustrare il progetto. Ma lei rifiutò l'incontro. Ascoltato anche l'ex consigliere Dino Licari, al quale il pm Coltellacci ha contestato un incontro avuto con Ventura e Pulizzi. I due gli avrebbero detto che la realizzazione del centro avrebbero potuto procurare dei vantaggi per l'impresa di cui era direttore il figlio del politico. Licari ha cercato di spiegare che il riferimento era «all'imprenditoria marsalese in genere e non personale», ma il pm, riservandosi di formalizzare la contestazione, ha letto quanto dichiarato dall'ex consigliere il 25 novembre del 2005.
Nelle precedenti udienze era stato ascoltato, tra gli altri, Norino Fratello, ai tempi deputato regionale. Incalzato dalle domande di alcuni difensori, Norino Fratello ha dichiarato che Ventura - nelle fasi che precedettero l'arrivo in Consiglio comunale della variante urbanistica necessaria per la realizzazione del progetto approvato dal Suap gli disse che se l'iniziativa fosse andata in porto, qualche azienda amica avrebbe assunto un po' di persone. Lo stesso Fratello ha dichiarato che ne parlò al suo referente politico marsalese (''Enzo Laudicina, però, mi disse che Ventura non avrebbe mantenuto la promessa'').
Nelle ultime udienze ha anche testimoniato l'ex Sindaco di Marsala, Peppe Galfano, ma la testimonianza più interessante fino ad ora è stata quella del maresciallo Salvatore Missuto, della sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura, che ha spiegato il complesso iter dell'indagine. Si è parlato degli inquietanti messaggi pervenuti al maresciallo Antonio Lubrano, capo della stessa sezione di pg. Tra il febbraio e il marzo del 2005, infatti, al maresciallo Lubrano furono inviate due lettere con pesanti minacce ed un plico con un bossolo di pistola. Nelle sue deposizioni, un altro teste, il maresciallo Missuto ha spiegato che quelle minacce arrivarono nel corso della prima fase delle indagini.
Prossima udienza il 14 giugno, quando saranno chiamati a testimoniare altri consiglieri comunali e il senatore Nino Papania. Oltre a Ferrantelli, Ventura, Pulizzi, Surace, Di Marco e Fazzino, sono imputati anche l'ex consigliere comunale Tiziana Esposto, il padre Rosario Esposto, ex ingegnere capo del Comune condannato per mafia, e l'alcamese Antonino Coraci. Tra i reati contestati, anche abuso d'ufficio e falso. L'indagine è stata condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura.