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20/04/2011 04:35:03

Il Procuratore Di Pisa e la denuncia della sexy star. A Marsala ci mancava pure questa...

il libro della sexy star Lea Di Leo, denso di rivelazioni piccanti sui tanti vip che l'hanno avuta - lei dice - come amante. Non è materia da Procura della Repubblica, certo, ma la vicenda è diventata interesse di Di Pisa e dei suo pochi collaboratori qunado la Di Leo - all'anagrafe Sonia Faccio, ha presentato una denuncia per estorsione. In pratica Di Leo / Faccio ha scoperto - tramite un servizio de Le Iene - che la casa editrice, marsalese, che aveva in cura la stampa della sua autobiografia a quanto pare telefonava ai vip coinvolti nelle piccanti note dell'autrice invitandoli a versare una consistente somma di denaro - decine di migliaia di euro - per depennare il proprio nome dal testo. Ecco da dove nasce la denuncia per truffa e diffamazione, che coinvolge la casa editrice Imart Edizioni di Marsala, con tanto di diffida alla pubblicazione.  Le bozze del libro sono state sequestrate dalle Fiamme Gialle e sono già sulla scrivania di Di Pisa. Chissà se le ha lette. Tra l'altro le bozze sono due: una senza nomi, e una con tutti i nomi. Quali? Una trentina di uomini famosi: vip, attori, politici, cantanti. Tutti amanti della instancabile Di Leo.
“Ho ricevuto troppe pressioni tra cui minacce di morte. Non ho mai avuto nessuna intenzione di scrivere i nomi” ha spiegato la pornostar nel corso di una conferenza stampa.

Una rogna, per una Procura come quella marsalese, che è disastrata, con 4 magistrati su 9 e una mole di lavoro immensa che non si riesce a smaltire per la carenza di mezzi, uomini a disposizione e organico.


I magistrati marsalesi adesso devono  chiarire tutta la vicenda che l'ha portata a denunciare la casa editrice che, secondo la querela, avrebbe messo in piedi un truffa contro di lei estorcendole con l'inganno tutti i nomi delle persone chiamate in causa nel libro, ma non presenti nella bozza presentata. Persone che poi sarebbero state contattate una ad una dalla Imart Edizioni per vedere le pagine dove erano citati. Pagine che poi potevano essere modificate a piacimento o addirittura cancellate previo pagamento di una cifra tra i 25 e i 30 mila euro. E qualcuno, stando anche ad un servizio delle Iene andato in onda a marzo e che ha fatto esplodere il caso, avrebbe accettato per evitare di vedersi compromettere la carriera.