uno nigeriano e l’altro ghanese, entrambi assistiti dall'avvocato Gaetano Di Bartolo, accusati di avere effettuato il trasporto nel territorio dello Stato italiano di 190 persone provenienti da vari paesi dell'Africa, per mezzo dell'imbarcazione in legno che il 13 aprile scorso si è incagliata sugli scogli dell'Arenella a Pantelleria. In quella tragica mattina, il barcone finì sugli scogli e annegarono tre persone: due donne, Leonie Mujnga Muteba di 38 anni, Chinye Okere, 28 anni e un uomo Ibrahim Aladji di 50 anni. I tre profughi erano caduti in acqua al momento dell’impatto contro gli scogli. Le due donne erano state ritrovate subito, l’uomo dopo 4 giorni. Per i due indagati la il GIP non ha convalidato gli arresti, ma ha disposto la permanenza cautelare in carcere perché c’è il pericolo di fuga. La richiesta di incidente probatorio, in vista della successiva fase dibattimentale, mira alla definitiva acquisizione delle deposizioni testimoniali di alcuni dei trasportati. tutti difesi dall'avvocato Antonio Consentino, nel timore che stante il loro stato di clandestinità vengano rimpatriati o si rendano irreperibili, ed anche in ragione della loro qualità di indagati di reato connesso essendo essi accusati, nel contempo, di avere fatto clandestinamente ingresso nel territorio dello Stato italiano. La richiesta avanzata dalla Procura è finalizzata alla formazione della prova, su quanto accaduto, prima dell’apertura del processo dipartimentale che vedrà come persone offese Camille Samba Fuamba e Dim Onynyechukwu. I due sono indagati anche