conseguentemente è divenuta definitiva la sentenza della Corte di Appello di Palermo che li aveva condannati i primi due ad 8 anni ed ed i terzo a 7 anni e 6 mesi.
I tre furono arrestati a Marsala nel 2005 nell'ambito dell'operazione "Peronospera 3". La Dda di Palermo scoprì un intreccio tra politici, imprenditori e boss mafiosi per il controllo degli appalti pubblici e la gestione delle estorsioni. Un caso emblematico fu per esempio quello relativo al nuovo cimitero di Marsala.
Gli arrestati furono Luigi Adamo, raggiunto dall'ordinanza di custodia cautelare già in carcere; Filippo Chirco, imprenditore edile; Maurizio Vincenzo Errera, imprenditore edile; Rosario Esposto, dirigente comunale; Vito Russo, imprenditore edile e Vincenzo Zerilli, imprenditore, già ai tempi sorvegliato sociale. Ad accusare gli arrestati furno due pentiti, ma anche il sindaco di Marsala di allora, Eugenio Galfano, e Massimo Grillo.
Ad incastrare i collusi con la mafia anche delle intercettazioni effettuate dalla Squadra mobile di Trapani. Grazie alle microspie, gli investigatori ebbero la possibilità di cogliere dal vivo vari summit di mafia intrattenuti da un ristretto gruppo di "uomini di onore riservati", alcuni appartenenti a settori dell'imprenditoria locale, incaricati, per il ruolo di insospettabili, di custodire la contabilità estorsiva.
Il pentito Mariano Concetto, che venne arrestato nella prima fase della indagini e che poi decise di collaborare con lo Stato, e Vincenzo Laudicina, ai tempi noto esponente politico marsalese, furono fondamentali nella conclusione delle indagini.
Russo e Zerilli, secondo gli investigatori, appartengono alla famiglia mafiosa di Marsala.Avrebbero avuto il compito di organizzare "in via continuativa e stabile la latitanza di sodali, nonché garantire - anche attraverso l'esecuzione di estorsioni - l'approvvigionamento di fondi e al reinvestimento di capitali, l'acquisizione ed il controllo di attivita' economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici".Marsala nel 2005.
Il ruolo di cinghia di trasmissione tra politica e organizzazione mafiosa secondo gli inquirenti sarebbe stato svolto da Vincenzo Zerilli, che manteneva i rapporti con esponenti della pubblica amministrazione marsalese, ovvero con l’architetto Rosario Esposto, per la gestione illecita degli appalti pubblici. Al contempo Zerilli avrebbe condizionato la vita politica marsalese in occasione delle elezioni regionali del 2003 e dell’elezioni per il sindaco di Marsala e del rinnovo del consiglio comunale.