Il processo d'appello si è aperto la settimana scorsa con la relazione iniziale. In primo grado, nel 2010, furono inflitte condanne per complessivi 37 anni di carcere dal Gup Sergio Ziino. La prossima udienza, che prevede la requisitoria del sostituto procuratore generale e gli interventi delle parti civile, è prevista per il prossimo 16 giugno. Le arringhe difensive sono previste invece il 14 Luglio.
Parti civili sono l'Associazione Antiracket di Marsala (rappresentanta dall'avvocato Giuseppe Gandolfo).Parti civili, oltre alla locale Associazione Antiracket, anche due soggetti vittime del sistema delle estorsioni, l'azienda Eurofish e l'imprenditore Andrea Giovanni Piccione. Tra il 2003 e il 2008, la nota azienda del settore ittico sarebbe stata costretta a versare, periodicamente, delle somme di denaro (rate da 5 mila euro).
In primo grado, con rito abbreviato, dieci anni di carcere furono inflitti a Vito Vincenzo Rallo, di 51 anni,. Da notare che, nella sentenza di primo grado, in conto di Vito Vincenzo Rallo è caduta l'ipotesi di essere il nuovo capomafia di Marsala, come invece avevano sostenuto gli inquirenti ricostruendo le convulse fasi del tentativo di ricostruire una nuova cosca a Marsala dopo gli arresti degli ultimi anni. E non è stata l'unica difformità. Il Pm Carlo Marzella, infatti, aveva invocato pene per complessivi 55 anni di carcere.
Ad otto anni, invece, fu condannato Giuseppe Francesco Raia, di 44 anni, che secondo l'accusa gestiva il racket delle estorsioni per conto dei boss. 7 anni a Maurizio Bilardello, di 42 anni, fratello naturale di Raia, 6 anni e mezzo a Giuseppe Gaspare De Vita, di 39, podologo e titolare di un centro scommesse, 4 anni, 5 mesi e 10 giorni a Francesco Messina, di 46, imprenditore edile, 1 anno, 6 mesi e 20 giorni a Dario Cascio, di 30 anni. Tra le accuse a vario titolo contestate, l'associazione mafiosa, diversi casi di estorsione e per alcuni anche la detenzione di armi da fuoco. A difendere gli imputati sono gli avvocati Diego Tranchida, Stefano Pellegrino e Paolo Paladino.
Per Vito Vincenzo Rallo, l'iniziale accusa era di avere ripreso le redini della «famiglia» appena uscito di prigione. Scarcerato nel luglio del 2007, Rallo sarebbe tornato a pianificare e gestire il racket delle estorsioni e ad amministrare la cassa dell'organizzazione assieme a Francesco Giuseppe Raia, figlio del boss Gaspare, ex capo decina di Cosa Nostra. Uscito di prigione nel giugno del 2007, Raia junior si sarebbe immediatamente messo a disposizione di Rallo per la riscossione delle estorsioni. A dare l'input al piano di riorganizzazione della cosca di Marsala sarebbe stato il superlatitante Matteo Messina Denaro.