La denuncia viene dalla Fillea Cgil siciliana che ha redatto l’Osservatorio sulle opere pubbliche nella regione, uno studio realizzato da Renato Biferali, della Fillea nazionale, che fa il punto sullo stato dei progetti per le grandi infrastrutture nell’isola: opere viarie e ferroviarie, schemi idrici, hub portuali e aeroportuali, edilizia scolastica, sanitaria, restauri e altre opere. Eppure, come spiega il segretario generale della Fillea Sicilia, Franco Tarantino, «se le opere relative alle risorse spendibili fossero tutte appaltate si attiverebbero 7 milioni di giornate di lavoro che impegnerebbero per 8 anni, 5.500 lavoratori a tempo pieno, quota che salirebbe, nelle varie fasi, a 20 mila. Questo darebbe ristoro a una categoria che ha visto andare in fumo negli ultimi due anni 35 mila posti di lavoro».
Oltre all’effettiva attivazione delle risorse già spendibili, la Fillea punta la sua attenzione anche sugli «impegni di spesa», pari a quasi 8 miliardi (appena il 7,6 del costo del progetti) e sui quasi 3 miliardi di differenza rispetto alle risorse effettivamente attribuite. «Contiamo di recuperare attraverso la nostra azione politica e di protesta – rileva Tarantino - anche questi fondi. L’insieme se aggiungiamo anche circa 300 milioni dal bilancio regionale (esclusi gli importi per compartecipazione di spesa), darebbe lavoro per 8 anni a oltre 33 mila persone». Nello studio del sindacato viene rilevata la «discrasia tra gli impegni pubblicamente assunti dal governo (i 16 miliardi) e la realtà degli impegni di spesa ( gli 8 miliardi) e della disponibilità finanziaria in termini di «competenza di cassa» (i 4 miliardi e 900 milioni)». Alla indisponibilità delle risorse promesse si aggiungono «i tempi lunghi di gestione degli appalti – afferma Michele Pagliaro, della segreteria regionale Cgil -, basti pensare che per le aggiudicazioni si arriva in Sicilia fino a 1.582 giorni, contro i circa 583 della Lombardia e la già alta media nazionale di circa 900 giorni». «L’insieme delle cose - sostiene Pagliaro - ha fatto sì che nel nostro paese le infrastrutture in 10 anni siano aumentare solo del 10 per cento ( in Spagna sono quintuplicate), e che la Sicilia nel contesto nazionale sconti ancora un deficit infrastrutturale del 34,6% rispetto al Nord-Est». La carenza di infrastrutture, inoltre, sottolinea la Cgil, «aumenta i costi delle imprese del 20,6%».
Fonte Italpress