Ad appoggiare Caravà c’era il Pd, Mpa, Democrazia e Libertà ed esternamente Noi Sud che si è aggiunta all'Api e a Fratelli d'Italia che al primo turno non hanno presentato una loro lista.
Ma il Pd, principale partito sostenitore di Ciro Caravà, gongola a denti stretti. Chissà che faccia ha fatto Pierluigi Bersani quando gli hanno detto che Caravà è stato riconfermato. Perché Caravà, sindaco polivalente, forse non rientra nei canoni dei sindaci che stanno facendo esultare il centrosinistra e desta un po’ di imbarazzo tra i democratici. Lo stesso Bersani, impegnato a seguire le elezioni di Milano e Napoli, ha trovato il tempo di storcere il naso davanti alle notizie che arrivavano da Campobello. Una su tutte la promessa fatta da Caravà ai cittadini sul nevralgico tema dell’abusivismo edilizio e ripresa dalla stampa nazionale. In piena campagna elettorale, tra un comizio e l’altro, Caravà annuncia vittorioso che «grazie a un decreto firmato una quarantina di anni fa dall'allora presidente della Regione e trovato tra la documentazione in possesso del nostro Comune siamo riusciti a salvare dalla demolizione, soprattutto a Tre Fontane, un migliaio di case realizzate dopo il 1976 a meno di 150 metri dalla battigia». Tombola. E se consideriamo che al comune stagnano migliaia di pratiche di condono ci immaginiamo quanto è stato felice il sindaco dalle mille risorse. Felicità subito smorzata dalla segreteria del suo partito. Il segretario regionale Giuseppe Lupo lo contatta e gli dice di andarci piano con le promesse di sanatoria per gli abusivi. Lupo, a sua volta, aveva ricevuto una telefonata di un altrettanto imbarazzato Bersani: “siamo sempre il Pd, dopo tutto”.
Ma questa è solo una delle tante e folkloristiche proposte di Caravà che non avendo un suo sito personale utilizza quello ufficiale del comune – in cui, violando la legge, non viene aggiornato l’albo pretorio da più di un anno - per fare campagna elettora e pubblicare, in un italiano molto incerto, il programma elettorale per quello che sarà il Caravà bis. E dentro c’è di tutto. Il casinò per rilanciare il turismo (ma non l'italiano). Citiamo testualmente: “Lo Sviluppo Turistico passa anche attraversò la creazione di un Casinò nelle nostre Frazione, che come sappiamo, il Casinò è sempre stato un polo di attrazioni, di molte persone facoltosi e non, che voglio passare molto tempo in questi tipi di locali". Oppure, i ciottoli: “è necessario che tutte le viuzze del nostro centro storico di Tre Fontane vengano ricostruite ciotolate tipo le strade della nostra vicina cittadina di Erice”. Gli stand (o stender?): “è necessaria l’installazione di stender per pubblicizzare i nostri prodotti tipici locali”.
Questi strafalcioni però possono essere perdonati ad un sindaco come Caravà che tiene alta la guardia della legalità. E sappiamo tutti quanto è dura per un sindaco in terre di mafia. Perciò da quando Caravà è primo cittadino di Campobello alle riunioni di Libera non manca mai. Anche se in questi anni sull’amministrazione campobellese aleggiavano sospetti.
Diventa sindaco nel 2006, Ciro Caravà, oe l’anno successivo – si legge in una relazione della Direzione investigativa antimafia - viene denunciato dalla polizia di stato per i reati di estorsione aggravata e voto di scambio. Poi non se ne farà nulla, per fortuna. Nel 2008 il Ministero dell’interno invia gli ispettori al comune di Campobello. C’è puzza di infiltrazioni mafiose, si rischia lo scioglimento ma anche lì tutto cade. Il Comune di Campobello non ha pace e finisce sottosopra per l’operazione Golem 2. È dura per Caravà, anche perché poco dopo l’operazione Golem 2, due consiglieri della sua coalizione, Antonino Di Natale e Giuseppe Napoli, vengono arrestati con l’accusa di concussione. A questi seguono le dimissioni di un altro consigliere, Antonino Grigoli, Pd, nipote di Giuseppe, re dei supermercati e socio in affari di Matteo Messina Denaro. Il sindaco di Campobello resiste e, grazie ad un avvocato di fiducia (il cui figlio è stato anche candidato senza successo alle ultime elezioni nella sua lista), il comune si costituisce parte civile nel processo Golem 2 sui favoreggiatori del boss Matteo Messina Denaro.
Fare il sindaco in terra di mafia è davvero difficile, dicevamo. Non puoi distrarti che scopri che chi ti sta attorno ha problemi con la giustizia. Anche per “bazzecole”, come il candidato consigliere (non eletto) Natale Galfano in appoggio a Caravà, rinviato a giudizio perché avrebbe fatto falsificare dei certificati per poter parcheggiare l’auto nei posti riservati ai disabili. Si sa, trovare un posto libero è sempre più un’impresa.
Francesco Appari
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