Nel pacchetto di circa 130 emendamenti approvato dalle commissioni, c’è lo stralcio della norma che concedeva un diritto di superficie di 20 anni (90 anni nella prima versione) sulle spiagge.
Il presidente della commissione Finanze, Gianfranco Conte, ha annunciato che la questione delle concessioni demaniali sarà affrontata in un altro provvedimento, molto probabilmente nell’articolo 21 della Legge comunitaria 2010. Restano invece invariate le norme sui distretti turistici.
Soddisfazione per lo stop alla concessione ventennale degli arenili è stata espressa dall’opposizione: “Abbiamo ottenuto la soppressione dei commi 1, 2 e 3 dell’articolo 3 del decreto sviluppo, quelli relativi alle spiagge - ha detto Alberto Fluvi, capogruppo PD nella commissione Finanze della Camera. Come richiesto dal PD, quindi, le norme vengono eliminate: dopo aver generato un’enorme confusione, Governo e maggioranza sono state costrette ad un passo indietro. Ora si dovrà lavorare a una legge quadro per affrontare la questione”.
Un plauso al dietrofront del Governo arriva anche dall’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) che aveva già denunciato che il provvedimento, così come formulato nel Decreto Sviluppo, privatizzava di fatto le spiagge per un periodo troppo lungo, eliminando qualsiasi forma di concorrenza per la ricerca delle migliori soluzioni d’uso e di tutele per tali parti fondamentali del territorio e del paesaggio. L’Inu auspica che un intervento del genere vada pensato, in ogni caso, all’interno di una logica di programmazione integrata degli interventi per il rilancio del comparto turistico e in una cornice di pianificazione territoriale e paesaggistica.
Per Legambiente la cancellazione della norma che prevedeva il diritto di superficie sulle spiagge per 20 anni è “un altro successo per i cittadini, dopo la vittoria su nucleare e acqua pubblica”. “Questa estate ha detto Sebastiano Venneri, vicepresidente nazionale di Legambiente - è cominciata bene, ora avanti per liberare le spiagge dai cancelli e dal cemento”. “Il vecchio decreto - ha continuato Venneri - rappresentava un’aberrazione giuridica che non accontentava nessuno. Né tanta parte degli imprenditori che hanno rischiato di venir scalzati dai grandi speculatori del settore, né cittadini e turisti, che venivano di fatto privati del diritto di fruire di un bene pubblico per eccellenza”.