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21/06/2011 12:17:13

Concorso esterno in associazione mafiosa: concluse le indagini su D'Alì

Va ricordato che ben  due volte i pm hanno chiesto l’archiviazione, ma è stata sempre respinta dal gip Antonella Consiglio che, ha chiesto ulteriori accertamenti.

Tra gli elementi probatori esaminati dalla Procura distrettuale antimafia vi sono anche le dichiarazioni dell’ex prefetto di Trapani, Fulvio Sodano, trasferito ad Agrigento – mentre D’Alì era sottosegretario all’Interno – dopo che aveva scoperto il tentativo di Cosa Nostra di ritornare in possesso di un’azienda ch’era stata sequestrata al boss Vincenzo Virga. Sodano indicò in D’Alì il promotore di quel trasferimento. Ed è stato querelato da D'Alì.

Adesso,  codice di procedura penale alla mano, concluse le indaini "l’indagato e il suo difensore hanno facoltà di prenderne visione ed estrarne copia (…) e che l’indagato ha facoltà, entro il termine di venti giorni, di presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, nonché di presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio" (art. 415 bis c.p.p.).

Un anno fa a rivelare le indagini in corso fu Lirio Abbate su L'Espresso, in riferimento anche alla gestione degli appalti trapanese per la Coppa America 2005. Le indagini riguardano anche le dichiarazioni del pentito Francesco Geraci (il tesoriere di Messina Denaro), che ha raccontato la vicenda del passaggio di un terreno dei D'Alì a Castelvetrano, Vincenzo Sinacori, e le dichiarazioni dell'imprenditore Nino Birrittella.

Il parlamentare è difeso dagli avvocati Stefano Pellegrino e Gino Bosco. D'Alì ha sempre dichiarato la sua totale estraneità a rapporti con esponenti mafiosi.

Ironia della sorte, di D'Alì' si parla in un altro processo di mafia che si sta tenendo in questo periodo a Trapani, derivante dall'operazione "Cosa nostra resort". Proprio in una delle prossime udienze D'Alì verrà ascoltato come persona informata sui fatti. In un'intercettazione, infatti, Tommaso Coppola, imprenditore di Valderice, in carcere con l’accusa di associazione mafiosa, incaricava il nipote, Onofrio, di contattare Camillo Iovino affinché parlasse con il senatore Antonio D’Alì al fine di ottenere garanzie in relazione alla fornitura per alcuni lavori da realizzare nel porto di Castellammare del Golfo. Caterina Fiordimondo, chiamata a deporre nell’ambito del processo a carico dello zio ed altre nove persone coinvolte nell’ambito dell’operazione Cosa Nostra Resort, ha dichiarato che non vi fu alcun contatto con il senatore. Il fratello, Onofrio, sostiene invece di avere contattato il sindaco di Valderice Camillo Iovino, chiamato a rispondere di favoreggiamento, e di avere poi ricevuto rassicurazioni.