I difensori del Sen. Antonio d’Alì, avv. Gino Bosco e avv. Stefano Pellegrino, ritengono che «la documentazione relativa agli atti integrativi delle indagini depositata dalla Procura DDA di Palermo alcuni giorni addietro, non abbia apportato rilevanti novità al quadro accusatorio per il quale la stessa Procura ha richiesto per ben due volte l’archiviazione. L’intendimento è quello di poter contribuire, anche con proprie indagini difensive, come già accaduto in occasione della precedente udienza preliminare, al definitivo e sollecito chiarimento della posizione del Sen. d’Alì, al fine di dimostrare, in questa fase ancora puramente istruttoria, ogni estraneità dello stesso ad ogni ipotesi di reato».
Sono diversi i faldoni che compongono l’inchiesta, che vanno dal rapporto storico tra la famiglia D’Alì e quella de Messina Denaro di Castelvetrano, fino ai lavori per rifare il porto di Trapani nel 2005 in occasione della Louis Vuitton Cup, fortemente voluta dallo stesso D’Alì (lavori per circa 100 milioni di euro). Agli atti dell’inchiesta anche l’improvviso trasferimento del Prefetto Fulvio Sodano da Trapani ad Agrigento ai tempi in cui D’Alì era sottosegretario agli interni. Sodano sostiene che fu mandato via da Trapani a seguito di alcuni scontri con D’Alì per la gestione dei beni confiscati e in particolare dopo aver impedito il tentativo della mafia di riappropriarsi della Calcestruzzi Ericina, impresa confiscata al boss mafioso trapanese Vincenzo Virga. A seguito delle dichiarazioni di Sodano D’Alì ha sporto querela.
Ricordiamo che un anno fa per la stessa indagine i Pm chiesero l’archiviazione, e fu il Gip invece a chiedere una proroga delle indagini sull’attuale presidente della Commissione Ambiente del Senato.
Nel frattempo, il Senatore D’Alì deporrà l'11 luglio, nell'ambito del processo a carico dell'imprenditore Tommaso Coppola e di altre 9 persone coinvolte nell'operazione «Cosa Nostra Resort». A richiedere la convocazione è stato il Pm Tarondo che intende approfondire alcuni aspetti relativi alla posizione del sindaco di Valderice Camillo Iovino, chiamato a rispondere dell'accusa di favoreggiamento. Onofrio Fiordimondo, nipote dell'imprenditore Tommaso Coppola aveva riferito di essere stato incaricato dallo zio di contattare Camillo Iovino affinché parlasse con il sen. D'Alì. Coppola, che all'epoca si trovava già in carcere, intendeva ottenere garanzie in relazione alla fornitura di materiale, da parte di una sua azienda, per alcuni lavori al porto di Castellammare. La polizia ha sequestrato una lettera inviata alla nipote, Caterina Fiordimondo, con cui l'imprenditore incaricava il nipote di contattare Iovino affinché parlasse con il senatore. La donna ha confermato la circostanza smentendo qualunque contatto. «Ne parlai con mio fratello. Credevo che non avesse fatto niente». Circostanza che è stata negata anche dal sindaco. Ma Onofrio Fiordimondo ha dichiarato di avere contattato Iovino e di avere poi ricevuto rassicurazioni. Un contrasto che i giudici intendono chiarire sentendo il sen. D'Alì.