L’Ente, in pratica, a fronte dell’assistenza concessa ai minori orfani o riconosciuti da un solo genitore, obbliga il familiare beneficiario a prestare un servizio di pubblica utilità (vigilanza davanti le scuole, salvaguardia verde pubblico, pulizia, supporto a disabili, ecc.). Non è previsto il rifiuto dei genitori all’inserimento in questi progetti sociali, a meno che il figlio sia di età inferiore ai tre anni. “Quella che si chiede è una prestazione sociale, priva di qualsiasi connotazione di lavoro subordinato o autonomo che sia, afferma il sindaco Renzo Carini; siamo nel campo del volontariato direi, peraltro retribuito”. I genitori partecipanti ai progetti di pubblica utilità, infatti, percepiscono un contributo mensile – omnicomprensivo – di 500 euro, a fronte di una prestazione civica di venti ore settimanali: il reddito non è soggetto a ritenuta, trattandosi di una prestazione di natura socio-assistenziale. Sul ricorso presentato dai genitori che si erano rifiutati di prestare servizio, pertanto, giunge ora la sentenza del Tar Palermo che dà ragione all’operato dell’Amministrazione Carini e respinge la richiesta di sospendere l’efficacia degli atti approvati dal Comune di Marsala.