Pur essendo pressochè incensurato, è ritenuto dagli inquirenti uno degli esponenti più autorevoli del mandamento di Corleone, in grado di tessere le fila dei rapporti tra la mafia dei Riina e dei Provenzano e quella della provincia di Trapani e del super latitante Matteo Messina Denaro.
La storia di Giacomo Riina entra prepotentemente in quella di un omicidio di mafia tra i più silenziosi mai avvenuti in Sicilia. L'uccisione del magistrato Alberto Giacomelli, a Trapani, il 12 Settembre del 1988. Era un giudice in pensione, Giacomelli. Fu ucciso a Locograne, in via Falconara.
Perchè? Lo chiarì tanti anni dopo il pentito Vincenzo Sinacori, killer mazarese tra gli uomini più fidati del gruppo di fuoco di Matteo Messina Denaro, ed in contatto diretto con la famiglia Riina. Sinacori raccontò che i mafiosi cercavano Giacomelli per fare una cortesia alla famiglia Riina. Che aveva fatto il giudice di così grave? Nel Gennaio del 1985, quando presiedeva la sezione di misure di prevenzione del Tribunale di Trapani aveva firmato un provvedimento di confisca ai danni proprio di Gaetano Riina: un immobile di proprietà del fratello del Capo dei capi a Mazara del Vallo. Ecco perchè fu assassinato Giacomelli. Aveva toccato nel cuore gli interessi personali della famiglia Riina.
E quando nel 1987 la confisca divenne definitiva fu decisa l'uccisione di Giacomelli, quasi a dare un segnale a tutti coloro che - timidamente - avevano individuato nella confisca dei beni e nell'aggressione ai patrimoni dei boss la vera strada per una proficua lotta alla mafia.