comunicazione della chiusura delle indagini per concorso esterno in associazione mafiosa da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. “E' una tenaglia - sussurra qualcuno – lo vogliono incastrare”. Anche perchè alcuni episodi relativi all'inchiesta Cosa Nostra resort rientrano proprio nel faldone delle carte investigative in mano agli investigatori di Palermo.
Il caso ormai è arcinoto. C'è un imprenditore mafioso, Tommaso Coppola, che è in carcere a Favignana. Ha ancora necessità di gestire le sue imprese, attive nel campo dell'edilizia e del movimento terra. Come fare? Si avvale dell'aiuto, tra gli altri, di un nipote Onofrio Fiordimondo. Il quale riferisce ai magistrati di aver avuto l'ordine dal carcere di contattare l'attuale Sindaco di Valderice, Camillo Iovino, che è infatti è imputato per favoreggiamento. Cosa doveva fare Iovino secondo gli ordini di Coppola al nipote Fiordimondo? Contattare il senatore D'Alì, all'epoca dei fatti sottosegretari agli Interni, e convincere il Prefetto di Trapani Finazzo a dare garanzie per l'affidamento di alcuni lavori da realizzare al porto di Castellammare del Golfo alle aziende di Coppola.
Oggi i magistrati chiederanno a D'Alì, che in questo processo non è stato mai nemmeno indagato, conto di di questa circostanza. E' vera o no?
E' D'Alì è tranquillo. Perchè già il Prefetto Finazzo ha smentito ogni contatto e ogni aggancio.
Nell'udienza dello scorso 31 Gennaio, Finazzo è stato molto chiaro e ha raccontato come, dopo l'arresto per mafia di Coppola le sue aziende, in particolare la Siciliana Inerti Bituminosi, fossero entrate in crisi, tanto da rivolgersi a lui per non fare interrompere alcune commesse molto importanti, come quelle della Calcestruzzi Ericina, allora in amministrazione giudiziaria. "Non ritenni opportuno interevenire" ha però detto Finazzo, che ha anche escluso un interessamento del senatore Antonio D'Alì.