Lo ha detto il senatore Antonio D’Alì, deponendo come indagato di reato connesso dinanzi al Tribunale di Trapani, nell’ambito del processo Cosa Nostra Resort, che vede imputato, tra gli altri, lo stesso Coppola (intestazione fittizia di beni) e il sindaco di Valderice, Camillo Iovino, per favoreggiamento. D’Alì, rispondendo alle domande del pm Andrea Tarondo, ha detto di non essersi mai interessato di appalti e forniture, ma di essersi prodigato, “a livello globale per favorire la concessione di finanziamenti pubblici”.
Secondo i magistrati, dal carcere, Tommaso Coppola, avrebbe chiesto al nipote Onofrio Fiordimondo di parlare con Iovino e di chiedere l’intervento del prefetto dell’epoca, Giovanni Finazzo, affinché la sua azienda continuasse a fornire materia prima alla “Calcestruzzi Ericina”, confiscata al boss Vincenzo Virga e in gestione commissariale. D’alì avrebbe fatto da tramite tra Iovino ed il prefetto. Circostanza esclusa dal parlamentare che ha puntualizzato di avere avuto con Finazzo soltanto “rapporti istituzionali”. Rispondendo sempre al pm, D’Alì ha detto di non aver mai incontrato né Virga né Francesco Pace (condannato anche in appello perché ritenuto l’attuale capomafia di Trapani) e di aver conosciuto Vincenzo Mannina (imprenditore condannato per mafia) soltanto perché lo ha incontrato presso Confindustria.
Al termine dell'udienza D'Alì non s’è sottratto alle domande dei giornalisti . Ha escluso ogni suo interessamento di mediazione nel mondo degli appalti in generale, e appalti pilotati in particolare.
"Io non ho fatto altro che dire quello che ritengo essere la verità" - ha detto il senatore. "Io in questa città, in questo territorio, ho portato lavoro per tutti. Per tutte le imprese: per gli operai, per le piccole imprese, per i padroncini dei trasporti, che notoriamente sono stati coinvolti. Sappiamo che ci sono stati due milioni di tonnellate di materiale che è affluito sul porto di Trapani, per fare le banchine, per fare le dighe. Questo è quello che io ho fatto, e che potendo rifarei senz'altro, perché credo che faccia parte del mio compito istituzionale di parlamentare. Ribadisco portare lavori sul porto di Trapani, ma anche sulla città di Trapani e su tutto il territorio trapanese. Ho anche affermato che non mi sono mai occupato di una aggiudicazione di gara, di una fornitura nell'aggiudicazione di gara. E questo, peraltro, non debbo essere io a ribadirlo, ma si possono sentire tutti coloro che sono stati protagonisti delle vicende: dai componenti delle commissioni aggiudicazioni delle gare, alle ditte che le hanno eseguite".
È diretta la sua risposta a proposito invece dei continui riferimenti alla sua persone da parte di imprenditori, riferimenti che emergono dalle indagini.
"Dalle nostre parti - dice ancora il senatore D'Alì - la segreteria di un politico, sopratutto di un politico nazionale, si presume che possa essere un punto di riferimento per chi sa quale singola sollecitazione. Non c'è un imprenditore, non solamente edile, ma anche marittimo, commerciale che io non incontri per strada e non mi chieda se si faranno certi determinati lavori, se ci sarà l'opportunità di lavorare. A tutti costoro rispondo sempre che il mio compito è procurare che giungano mi finanziamenti e si facciano i lavori. Agli imprenditori spetta partecipare alle gare e aggiudicarsele, ma ciò prescinde da qualsiasi mia ingerenza nelle stesse procedure". "Non mi sembra strano, che un imprenditore possa avermi avvicinato per chiedermi chi vinceva una determinata gara. Purtroppo - sottolinea D'Alì – la politica è nell'immaginario collettivo ancora oggi come forse si è costruita nel passato. Si pensa che qualcuno possa ancora replicare questo modo di fare. Io personalmente non lo faccio. Poi se c'è qualcuno che lo fa, non fa altro che alimentare, la cattiva immagine della politica".
A proposito di mafia, e se questa ancora in questa città sia una piccola enclave il senatore Antonio D'Alì non ha dubbi.
"Io dico che le risultanze di tutte le indagini, assolutamente importanti, che sono state fatte in questa città hanno dimostrato la dimensione del fenomeno mafioso. È chiaro che per ben individuare la dimensione del fenomeno mafioso, bisogna essere precisi e puntuali. Non si può generalizzarlo in un intero contesto sociale, perché diversamente si fa una cortesia a chi opera in maniera illegale".
In ultimo il suo rapporto di vicinanza con il sindaco di Valderice Camillo Iovino.
"Non mi sembra strano che Iovino ogni tanto, ma ripeto come ho avuto modo di sottolineare, non periodicamente, si facesse sentire” - ha ribadito. "Poi che questa interlocuzione si sia accelerata in prossimità della candidatura, tra l'altro una candidatura che è risultata vincente, è normale. È stata una candidatura ben individuata. Non vorrei essere polemico con nessuno, ma noi abbiamo vinto le prime elezioni a Valderice, quando appunto la mafia valdericina era già stata scoperta e incarcerata".