A fare un quadro della situazione è la relazione presentata dal senatore dell'Idv Luigi Li Gotti, relatore di una proposta sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel gioco lecito e illecito. Dalle macchinette mangiasoldi fino alle sale bingo, dalle corse con i cavalli dopati alle nuove tecnologie degli skill games, ovvero il poker online. L'elenco dei settori del comparto giochi in cui più agevolmente si sono verificate infiltrazioni della criminalità mafiosa è lungo. Il sistema, denunciato dalla Dna, è semplice: utilizzare i canali di gioco legali per "ripulire" i proventi delle attività criminali.
"'Ndrangheta, Camorra, Cosa nostra, criminalità pugliese e criminalità sarda - dice Li Gotti - sono tutte coinvolte attraverso il corollario di reati che si affiancano al settore: non c'è regione d'Italia che sia immune dal fenomeno. E ad aggravare il problema c'è l'offerta vastissima via internet, che sfugge praticamente a ogni tipo di controllo".
La relazione evidenzia, in oltre 70 cartelle, uno spaccato allarmante del fenomeno che si stima valga circa 180 miliardi di euro tra gioco lecito e illecito. Infatti, ha spiegato il senatore, nel 2006 la Guardia di Finanza stimava che il gioco illecito raccogliesse tre volte tanto rispetto a quello lecito. Quindi se si stima per il 2011 una raccolta complessiva dal gioco lecito superiore ai 70 miliardi, il volume del gioco illegale, valutando anche quanto potrà essere recuperato dal sommerso tramite l'azione repressiva e sanzionatoria, può essere valutato in circa 180 miliardi di euro.
Tra il 2003 (anno in cui è cambiata la normativa) e il 2009 la raccolta del gioco lecito nel nostro paese ha superato i 309 miliardi di lire: in questo periodo la crescita è stata del 23 per cento, dai 15 miliardi del 2003 ai 54 del 2009; nel 2010, la raccolta di gioco è lievitata di un altro 13 per cento, raggiungendo i 61,5 miliardi e la proiezione per il 2011 è di un ulteriore incremento, fino a 70,4 miliardi.
"Il risultato finale è che in questo genere di mercato l'impresa mafiosa sta iniziando ad operare in regime di monopolio, mortificando la libertà di iniziativa economica privata (art. 41 Cost.), che sta alla base del principio di libera concorrenza, condizione primaria per lo sviluppo democratico ed economico del nostro Paese", ha detto Li Gotti.
Le indagini giudiziarie hanno dimostrato che le organizzazioni criminali impongono sui loro territori le loro "slot machine" che anche quando sono regolari assicurano guadagni ingenti e rapidi. Ma le "incursioni mafiose" hanno nel mirino anche la gestione delle bische clandestine, dell'organizzazione del toto nero e del lotto clandestino.
"Il dato allarmante che si ricava dall'analisi svolta dai magistrati della Direzione nazionale antimafia è che anche nel settore delle scommesse su eventi sportivi (come del resto in altri settori economici, ad esempio quello agro-alimentare), oramai le mafie operano come dei soggetti economici inseriti a pieno titolo nel tessuto legale, non limitandosi più a semplici incursioni".
Anzi ormai la presenza mafiosa sta modificando il tradizionale volto del settore. Infatti l'organizzazione mafiosa - pur non rinunciando al tradizionale "pizzo" nel settore del gioco e della raccolta delle scommesse su eventi sportivi - sta cambiando volto, si sta strutturando sotto forme di imprese con connotati di "normalità". Il fatto che certe imprese siano ben conosciute come legate alla criminalità svolgendo per essa il ruolo di "lavanderia" a fini di riciclaggio, fa sì che le imprese lecite e pulite abbandonino quel tipo di mercato perché ritenuto non più conveniente o comunque poco remunerativo.
"E' giusto di oggi - conclude Li Gotti - il sostanziale via libera all'installazione delle macchine nei supermercati: in pratica, la cassiera sarà autorizzata a darci il resto in 'gratta e e vinci'. Il 'gratta e vinci' trasformato in moneta: se non è sollecitazione indiretta al gioco questa..".