"C'è un accanimento nei miei confronti, non capisco perchè si guarda a me e non ai politici protagonisti di momenti di connessione pericolosa. Quando Giulia Adamo era Presidente della Provincia un funzionario fu arrestato per gli appalti truccati. Dai processi emerse come gli appalti in Provincia erano in mano mafiosa".
Insomma, D'Alì non capisce "perchè, quando si parla di interessi mafiosi, l'unico nome che esce fuori è il mio".
La vicenda ricordata da D'Alì riguarda il clamoroso arresto, il 23 Ottobre del 2003, quando Giulia Adamo era Presidente della Provincia di Trapani, di Giovan Battista Grillo, ingegnere capo del 9 ° settore Viabilità della Provincia di Trapani, perché ritenuto responsabile di aver pilotato gare d'appalto. Grillo fu arrestato in flagranza di reato, e la cosa finì su tutti i giornali perchè tentò di ingoiare un foglio di carta per lui compromettente, e a momenti finiva pure soffocato.
Il dirigente, interrogato dopo l’arresto, ammise di avere manomesso, con la complicità di Francesco Placenza e Vito Giacalone, anche altre assegnazioni di lavori pubblici. La loro posizione giudiziaria non è stata ancora definita.
La cosa, chiaramente a Giulia Adamo non è andato giù. Ecco la sua dichiarazione:
“E’ difficile esprimere lo stupore e la conseguente indignazione che ho provato nel leggere l’intervista rilasciata dal Sen. D’Alì. Sfortunatamente per lui, non sono io chiamata a difendermi, nelle sedi competenti, dalle accuse di connessioni pericolose”.
“Già in passato, è bene ricordare che durante la mia campagna elettorale alle provinciali, il Sen. D’Alì fu rinviato a giudizio per diffamazione nei miei confronti. Su invito del partito e in seguito ad una lettera di scuse del Sen. D’Alì, ritirai la querela.”
“Ci tengo particolarmente a difendere una delle opere messe in piedi durante il mio mandato alla Provincia, che è la Funivia per Erice. L’appalto per la sua realizzazione, è stato affidato ad una ditta che rappresenta un’autentica eccellenza in Europa nella costruzioni di impianti funicolari e oggi quella funivia, è un’opera esemplare per costo, realizzazione e funzionalità. Non posso in alcun modo rispondere dell’operato di un dirigente che è stato arrestato durante gli anni in cui sono stata in carica come Presidente della Provincia”.
“Credo invece che la macchina del fango si stia da qualche giorno muovendo nei miei confronti. Il mio nome viene troppo incautamente accostato a personaggi scomodi con cui non ho mai avuto alcun tipo di contatto. Presto affiderò alle autorità giudiziarie la mia risposta".
Questa la controreplica di D'Alì:
«Ringrazio volentieri l'on. Adamo per l'inattesa, quanto spontanea, collaborazione nel fugare ogni eventuale ombra agli inquirenti falsamente prospettata su un mio presunto ruolo negli appalti relativi alla Funivia di Erice, cui sono assolutamente estraneo. Così come anche a quelli verosimilmente inquinati, tutti relativi al periodo della di lei presidenza. E' quanto oggi ella stessa ripercorre, sollevandomi così da ogni onere di eventuale ulteriore riprova, facendoci altresì ricordare che per gli stessi non risultano, nonostante il lungo tempo trascorso, ancora definite le inchieste, nell'ambito delle quali, unico caso in Italia, per lei e' stato applicato il principio del "poteva non sapere", e pero' vennero arrestati ben due direttori di quell'ufficio tecnico provinciale. Per mia fortuna, e forse anche accortezza nella scelta dei collaboratori, invece simili episodi non si registrano relativamente al periodo della mia presidenza».