nelle aree di riserva marina e entro le dodici miglia da esse, una azione di Governo più intensa contro i pericoli derivanti dalle attività di trivellazione ed a tutela del nostro mare.
D’Alì scrive che il Mediterraneo è un mare unico, con il suo patrimonio ecologico, storico-archeologico e culturale, e che tale unicità, e allo stesso modo le attività produttive tipiche di paesi del Mediterraneo, quali il turismo, è messa a rischio dalle attività di estrazione e trasporto di idrocarburi
La “consapevolezza della grande fragilità dell’ecosistema mediterraneo, e delle spaventose ed irreparabili conseguenze che avrebbe su di esso un incidente analogo a quello accaduto nel Golfo del Messico – scrive il presidente della Commissione Ambiente –, richiede di proseguire l’azione di salvaguardia e prevenzione già intrapresa e di integrarla attraverso l’adozione urgente di provvedimenti che stabiliscano un più ampio e complessivo divieto di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi nelle acque e nel sottosuolo marino di competenza nazionale”.
D’Alì ribadisce, inoltre, che la “preoccupazione e l’urgenza deriva da un elevato numero di richieste di autorizzazioni di inizio attività (da parte di società petrolifere, ndr)… nei tratti di mare più delicati (ad esempio i banchi di Pantelleria)”. Tutte attività che, come le cronache riportano, suscitano quotidiano allarme nelle popolazioni delle isole e della intera fascia costiera siciliana e mediterranea.
Sul piano internazionale e dei rapporti con i paesi del bacino del Mediterraneo, d’Alì ricorda al Presidente Berlusconi la “rigorosa applicazione degli strumenti negoziali già esistenti (vedi ad esempio art 4 del trattato bilaterale con la Tunisia), in vista della tempestiva realizzazione di adeguati livelli di tutela e sicurezza in rapporto a già avviate attività offshore”.