Prima ancora, vicino la foce del fiume Sossio era stato autorizzato un capannone . Dall’altra parte della città, si è dato il via ad un enorme stabilimento tra i vigneti dove nasce il Marsala. Per non parlare dell’albergo a due passi dalle saline e della Riserva dello Stagnone oggi conosciuto come Borgo della Pace.
Cosa sta succedendo? Perché a Marsala nascono stabilimenti e capannoni dove non si potrebbe?
Tutto sta in una legge, anzi in un decreto legislativo: il 447 del 1998.E’ il regolamento delle norme di semplificazione delle procedure per la realizzazione di impianti produttivi. E’ nello stesso pacchetto di provvedimenti che regola il funzionamento dello Sportello Unico per le Attività Produttive, scioglie un po’ di lacci della burocrazia per gli imprenditori , permette più flessibilità nella creazione di imprese.
Più precisamente quello che a noi interessa del DPR 447/1998 e che fa di Marsala un caso più unico che raro in Sicilia è l’articolo 5. Questo articolo stabilisce che, nelle città il cui non sono previste aree artigianali, industriali o da destinare a strutture ricettive, si può creare un qualsiasi insediamento con una semplice variante al piano regolatore. Si convoca una conferenza di servizi, si approva il tutto. Si passa la palla al consiglio comunale. Facile, no?
Ecco come una norma che nasce per facilitare gli insediamenti produttivi nelle città che non hanno aree ad hoc diventa un metodo di governo della cosa pubblica.
Per Marsala c’è anche il grande alibi: l’assenza del nuovo piano regolatore. L’incarico fu dato all’architetto bergamasco Andrea Tosi, grande amico di Bettino Craxi, nel 1986. Da allora, nulla. Ci è morto, l’architetto Tosi, nell’attesa che il Consiglio Comunale approvasse il piano, e il suo successore, Francesco Macario, spera di poter vivere abbastanza da vedere terminato l’iter secolare dello strumento urbanistico.
L’assenza del Prg, le varianti urbanistiche al vecchio piano, le zone verdi che diventano sedi di capannoni industriali. E’ un gioco che fa vincere tutti. L’imprenditore, che costruisce dove vuole, a prezzi bassissimi (il costo al metro quadro in una zona di verde agricolo è infatti notevolmente inferiore di quello di un’area artigianale). I consiglieri comunali e gli assessori, che diventano “dominus” dei destini di tante imprese, allacciano rapporti, si fanno portavoci di molti interessi, e sicuramente ne guadagnano in carriera.
A volte finiscono anche nei guai. Come il democristiano di lunghissimo corso Pino Ferrantelli, che nel 2007 fu arrestato perché, coinvolto nell’inchiesta “Itaca” sulla realizzazione proprio di un centro commerciale a Marsala per iniziativa della Ulisse Srl di Giuseppe Ventura, anche lui arrestato insieme a Francesco Pulizzi, mediatore dell’affare.
Nel 2005 Ferrantelli, allora presidente del Consiglio Comunale, avrebbe fatto secondo gli inquirenti pressioni oltre i limiti consentiti ai suoi colleghi consiglieri per l’approvazione del progetto, fino a condizionare – secondo i finanzieri che lo arrestarono - l’iter democratico per la valutazione dell’atto deliberativo che riguardava il centro commerciale. Il tutto in cambio dell’assunzione da parte di qualche azienda “amica” di un po’ di persone, o affidamento di lavori e di incarichi ad imprese gradite ai politici coinvolti.
La delibera viene bocciata. Le richieste forse erano un po’ esose, e da troppa gente. Lo dice l’imprenditore Ventura al telefono con un suo conoscente., ed è molto esplicito: “Alla fine in consiglio comunale c’erano due, tre, dieci, quindici…non so quanti cazzo erano che volevano i piccioli… “. Quello prova a consolarlo: “Ha fatto bene a non fare una cosa di queste…”. E lui: “Si, ma l’ho presa in culo”.
Bocciata la delibera, Ferrantelli si era messo in combutta con Ventura e Pulizzi per cercare di riproporre la variante urbanistica in aula. E la delibera, effettivamente, fu clamorosamente riproposta. Solo che non venne mai discussa perché il Consiglio Comunale, nel frattempo, veniva spazzato via dall’operazione antimafia “Peronospera III”.
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