industriale di Brancaccio a Palermo. Ma il diretto interessato, interpellato dall'ADNKRONOS, smentisce con forza di "avere mai conosciuto o incontrato Giuffre' nella mia vita". Giuffre', come si legge in un'anticipazione dell'Espresso in edicola domani, ha spiegato ai pm di Palermo come spesso le riunioni dei padrini si tenessero negli uffici di una nota fabbrica di mobili a Brancaccio, messi a disposizione da un imprenditore ben inserito nelle associazioni di categoria. L'industriale si lamentava con Giuffre' per le "insistenti richieste di denaro da parte dei mafiosi". Ed e' sempre l'ex capomafia di Caccamo a svelare ai pm che "Cosa nostra si e' piu' volte interessata per influire sulla nomina del presidente dell'area sviluppo industriale" di Brancaccio. "Cio' e' avvenuto anche nel 2000 o 2001". Il pentito racconta che dentro Cosa Nostra per la presidenza dell'Asi si contrapposero all'epoca due diversi nomi: il primo appoggiato dal medico-mafioso Guttadauro e il secondo dallo stesso Giuffre'. "Alla fine ho ritenuto preferibile la nomina del figlio di Albanese, l'industriale dei mobili. Nomina che si e' poi realizzata". Ma Alessandro Albanese, attuale presidente degli industriali di Palermo, sottolinea con forza: "Non sono mai stato candidato all'Asi, la mia elezione, avvenuta alla fine del 2001 e' scaturita da una candidatura brevissima. Il candidato era mio padre da un lato, e Vincenzo Tomasello dall'altro. Io fino alla fine di settembre non sapevo neppure di dovere essere candidato. Poi invece fui eletto per volere di una parte degli imprenditori e della politica".
Parlando ancora del pentito Antonino Giuffre', Albanese sottolinea: "Non penso che abbia mai potuto influire sulle nomine all'Area di sviluppo industriale. I voti erano dei Comuni". E respinge ancora quanto detto dall'ex boss oggi collaboratore di giustizia. Poi, spiega ancora che "questa notizia era gia' uscita nel 2002" e ricorda che il padre, nel frattempo deceduto, era stato imputato per favoreggiamento per non avere denunciato di avere pagato il pizzo. "In primo grado venne condannato, ma in appello venne prosciolto e la procura non propose mai appello". Sulla sua Presidenza all'Asi, che continua ancora oggi dopo la rielezione nel 2006 dice: "All'Asi non ci sono mai stati tentativi di infiltrazioni". E spiega che "con gli atti di questi anni abbiamo sempre dimostrato come abbiamo tenuto la barra dritta contro la mafia...".