È presto detto: l'amministrazione sarebbe disposta a cedere ai privati foreste e boschi, offrendo un contributo ma cedendo, tutti o almeno in parte, i 29 mila forestali precari che vi ruotano attorno che hanno un costo di 300 milioni l'anno. Un bel risparmio di certo ma sul provvedimento, ancora in fase di studio, si è abbattuta sin da subito una pioggia di polemiche. A bocciare quest'idea sono proprio i forestali, ancora una volta e ancor di più senza certezze e dicono senza mezzi termini attraverso il Sifus, Sindacato Forestali uniti per la stabilizzazione: «Ci opporremo in tutti i modi alla svendita del patrimonio boschivo e forestale siciliano. Il comparto agroforestale non si svende, si riforma dentro un quadro di pubblica utilità!».
Definito "mortale" un possibile provvedimento di cessione ai privati. «La regione siciliana - dice il segretario Maurizio Grosso - deve capire che con lo smantellamento di un settore delicatissimo come quello in questione farà cassa solo momentaneamente e a discapito di un bene comune 'unico ed insostituibile'. Il comparto va invece riformato dentro un progetto strategico». E proprio sulla riforma del comparto il segretario Grosso aggiunge: «L'assessore Armao, anziché svendere il patrimonio boschivo siciliano faccia propria la nostra proposta di legge di riforma del comparto, che prevede tra le altre, l'aggiunta di nuove strategiche competenze al settore: dal riassetto e consolidamento idrogeologico del territorio alla sua sistemazione idraulico forestale, dalla bonifica idraulico- fluviale alla gestione del verde pubblico». (Fonte Italpress)