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23/08/2011 04:04:09

Viaggio tra i precari impiegati negli enti pubblici in provincia di Trapani

Sono in tre nell'ufficio, loro due e un altro collega, e nessuno è propriamente un impiegato al Comune. In altre parole, nessuno è di ruolo. Sono tutti precari.
Senza di loro l'ufficio tributi di Petrosino potrebbe chiudere. Ma forse chiuderebbe l'intero Comune. Su una pianta organica di 70 lavoratori sono stabilmente impiegati in 45. E i precari quanti sono? 28. E fanno tutto loro: dalla gestione dell'ufficio protocollo fino alla custodia del cimitero, dalla guida dello scuolabus fino al servizio idrico.

E che dire dei vigili urbani di Marsala. Il comandante, Vincenzo Menfi, ogni tanto guarda disperato la tabella della disponibilità dei suoi uomini. Uomini? C'è un solo ufficiale in servizio per 100.000 abitanti. Poi 20 vigili di ruolo. E 25 precari. Ad Erice, poco lontano, di graduato c'è solo il comandante. Poi 7 vigili di ruolo. E 12 precari.

Tra Comuni, Provincia, Camera di Commercio, Asp,in provincia di Trapani il precariato nella pubblica amministrazione ha lo stesso peso economico di una grande industria: impiega 4300 persone, con le qualifiche più diverse. Ieri l.s.u., oggi a.s.u., ex p.i.p., gli “articolo 23”, quelli del “pacchetto Treu”. Sigle e nomi che nascondono tutte le varie infornate con cui la pubblica amministrazione è stata riempita negli anni di personale proveniente dagli ambiti più diversi, non qualificato, senza un inquadramento di ruolo. In una parola, appunto, precario.

E se da un lato la parola “stabilizzazione” è quella che invocano tutti per porre un freno alla piaga, dall'altro lato non solo le fila dei precari ingrossano di anno in anno, ma i tentativi di inquadrare finalmente i rapporti di lavoro esistenti hanno sempre la peggio.
Così se la legge regionale 24 del 2010, stabilisce chiaramente che bisogna trasformare i rapporti di lavoro precari in contratti a tempo indeterminato, il patto di stabilità e gli ultimi recenti paletti posti dal Governo impediscono, di fatto, ai Comuni, di dare vita ad una qualsiasi forma di stabilizzazione.

Morale: oggi è precario tutto il comparto pubblico, in Sicilia Occidentale. Ad Alcamo, altro Comune trapanese, ci sono circa 400 unità di ruolo, e 700 precari. In pratica il rapporto è di due ad uno. Ogni settimana un'assemblea, una riunione con il Sindaco. Ed è sempre la solita manfrina.Ci sono i soldi per la stabilizzazione. Anzi, no. Così il nervosismo aumenta e la pazienza diminuisce. Il precario siciliano tipo, infatti , ha più di 40 anni, una famiglia da mantenere, un mutuo sul groppone, magari, e vuole certezza sulla sua situazione lavorativa, anziché continui rinnovi a singhiozzo.
C'è chi ha cominciato questa singolare esperienza lavorativa anche 25 anni fa. Era magari un giovane lavoratore di qualche cooperativa sociale, addetto all'assistenza degli anziani, ad esempio, o alla pulizia delle strade, alla raccolta dei rifiuti. Poi qualche legge regionale lo ha inserito negli enti locali, senza poter mai avere scatti di carriera, o poter uscire dalla qualifica funzionale. Da autista a custode, se ti finisce bene.

Una situazione da allarme sociale che è prima di tutto una questione economica, di sana gestione delle casse pubbliche. Per garantire i salari all'esercito dei precari la Regione Siciliana ha speso negli ultimi 3 anni 700 milioni di euro. Una situazione più volte finita nel mirino della Corte dei Conti. Nella sua ultima requisitoria il Procuratore Generale d'Appello per la Regione Siciliana è andato giù duro: “Il personale esterno, a tempo determinato, della Regione Siciliana, continua ogni anno incomprensibilmente ad aumentare: 7513 dipendenti. Con un aumento, rispetto al 2009, di 398 unità”.