Questo laddove emerga la presenza, al momento della stipula del contratto, di costi impliciti che impediscano all’ente di svolgere una corretta valutazione della convenienza economica dell’operazione stessa.
La sentenza riguarda una maldestra operazione fatta dalla Provincia di Pisa, ma è chiaro che farà giurisprudenza anche per gli altri enti coinvolti, tra cui il Comune di Marsala.
“La sentenza conferma che stiamo agendo bene relativamente all’operazione Swap conclusa dalla passata Amministrazione - afferma il sindaco Renzo Carini - oltre due anni fa abbiamo revocato in autotutela quel provvedimento, sospendendo di fatto i pagamenti dovuti alla Banca creditrice”. In pratica, il Consiglio di Stato ha ritenuto che una siffatta operazione, fondata su strumenti finanziari derivati che contengono “costi occulti”, legittima l’Ente ad annullare il contratto per tutelare l’integrità del patrimonio pubblico. “Come è accaduto per gli Swap del 2006, conclude il sindaco, che dovevano servire a ridurre il debito ma che invece - a seguito di apposita indagine conoscitiva disposta dal sottoscritto - si è rivelata dannosa per il Comune di Marsala”. Da qui l’auspicio dell’Amministrazione Carini affinchè, al più presto, si possa avviare a definitiva soluzione la “vicenda Swap”, rescindendo un contratto trentennale che, alla lunga, esporrebbe a gravi rischi economici il Comune di Marsala.
Il Comune di Marsal il 28 febbraio del 2007, qualche mese prima dell' elezione dell' attuale sindaco ha stipulato un' operazione di «interest rate swap con vendita di opzione digitale» per un valore di oltre 38 milioni di euro. Scadenza: 30 giugno 2034. Scattano le verifiche del Tesoro e si scopre, racconta la Corte dei conti, che la complicata operazione altro non è servita che a «sostituire un tasso fisso del 4,58%» che il Comune pagava alla Cassa depositi e prestiti, con «un tasso variabile pari all' Euribor a sei mesi oltre a uno spread variabile». Risultato: «In assenza di interventi correttivi», scrivono i magistrati contabili, si «rischia di determinare una notevole perdita per l' ente stesso, attualmente quantificabile in 2,3 milioni di euro». La norma che ha fatto accedere gli enti locali come Marsala alla roulette dei derivati è nell' articolo 41 della legge 448 di quell' anno: la prima Finanziaria di Giulio Tremonti. Doveva servire a migliorare la gestione della finanza locale. Peccato soltanto che sia stata usata in un altro modo. Per esempio, per ottenere benefici contabili immediati e spostare nel tempo gli effetti negativi. Ma con ripercussioni talvolta devastanti. Scrive la Corte dei conti: «Normalmente le pubbliche amministrazioni non sono neppure in grado di monitorare costantemente i loro derivati e restano di fatto costantemente soggette ai loro consulenti bancari». Con le conseguenze del caso.
Il Sindaco Carini ha cercato di correre ai ripari e quindi, con una delibera di giunta approvata il 23 febbraio 2009 ha approvato un ‘’atto d’indirizzo” (di fatto, una disposizione operativa) con il quale si invita il dirigente del settore Risorse Finanziarie, Nicola Fiocca, di ‘’conferire apposito incarico a professionisti esterni in possesso di specifiche ed elevate cognizioni tecniche che consentano l’esame e le valutazioni dei profili di legittimità dell’operazione di swap posta in essere dal Comune di Marsala, sia relativamente agli aspetti civilistici, sia ad eventuali aspetti penalistici, con l’obiettivo di individuare tutte le iniziative utili a tutelare l’ente davanti agli organi giurisdizionali competenti, compresa la presentazione di eventuale esposto, in danno della Banca HSH Nordbank AG e della Società di consulenza Value Solutions srl, al fine di tutelare l’integrità del patrimonio e dell’immagine dell’Ente”.