Mannina era stato condannato a 6 anni ed 8 mesi in primo grado. Il tribunale di Trapani gli aveva confiscato anche tutti i suoi beni, compresa un’azienda per la produzione di calcestruzzo che, secondo gli inquirenti, operava in regime di monopolio nel territorio. In appello i giudici avevano ridotto la pena di 5 mesi, confermando la confisca. Adesso dovrà pronunciarsi un’altra sezione della corte di Appello. A sollecitare l’annullamento della sentenza era stato lo stesso procuratore generale della Cassazione.
Tra i beni già sottoposti a sequestro c’é la “Mannina Vito”, società di calcestruzzi che ha ereditato dal padre e che operava, secondo gli inquirenti, in regime di monopolio. Mannina è in carcere dal 4 aprile 2007, quando fu arrestato nell’ambito dell’inchiesta su mafia e appalti.
Secondo le ricostruzioni, al direttore amministrativo dell’agenzia per il demanio di Trapani, Francesco Nasca, i mafiosi avevano dato il compito di sottostimare il valore della Calcestruzzi Ericina per consentirne l’acquisto da parte di Vincenzo Mannina. A lui gli inquirenti hanno sequestrato beni per dieci milioni di euro.
Il 4 aprile 2007 furono sei i provvedimenti cautelari, che riguardarono oltre al leader del movimento autonomista ‘Nuova Sicilia’, Bartolo Pellegrino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione (poi assolto), anche l’ex direttore dell’Agenzia del demanio di Trapani, Francesco Nasca, 61 anni, anche lui accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.