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28/09/2011 09:28:11

Golem. Passanante: "Quale summit...io e Luppino eravamo ad un funerale". Ma sbaglia chiesa, data e morto...

Si tratta dell’operazione Golem, condotta dalla Squadra Mobile di Trapani e dallo SCO della Polizia di Stato, che nel giugno del 2009 ha consentito di arrestare 15 soggetti gravemente indiziati di associazione a delinquere di stampo mafioso, favoreggiamento della latitanza del capo di cosa nostra trapanese Matteo Messina Denaro, estorsione aggravata ed altro.   
 
Le dichiarazioni dei testimoni – rese il 9 giugno scorso nel corso del dibattimento presso il Tribunale di Marsala – sono state in seguito, su delega della Direzione Investigativa Antimafia,  oggetto di approfondite e complesse indagini da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani, i quali hanno dimostrato l’infondatezza della spregiudicata ricostruzione dei movimenti effettuati da Francesco Luppino nella fatidica giornata del 5 novembre 2007, giorno in cui furono tratti in arresto i noti latitanti palermitani Sandro e Salvatore Lo Piccolo nel corso di un summit al quale avrebbe dovuto partecipare Luppino, in rappresentanza di Matteo Messina Denaro.

Quel giorno, nel territorio al confine delle province di Trapani e Palermo vi era un gran movimento di forze di polizia: i Carabinieri  del R.O.S., infatti, seguivano un'autovettura a bordo della quale vi era Francesco Luppino,  allora considerato "reggente" della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, (ritenuto, all'epoca, l'uomo più vicino al latitante – quello che senz'altro avrebbe potuto permettere di localizzare la primula rossa-). Luppino avrebbe avrebbe dovuto presenziare ad una riunione di vertice di "cosa nostra" in rappresentanza, per la "provincia" di Trapani, di Matteo Messina Denaro.
Il rombo dell'elicottero della Polizia di Stato che volteggiava sopra il caseggiato nel quale avevano trovato rifugio i due latitanti palermitani e la presenza di numerose autovetture sospette indusse Luppino ed il suo accompagnatore ad allontanarsi dalla zona, tornando precipitosamente a Campobello di Mazara.  

Ebbene, adesso uno dei testimoni citati dalla difesa di Luppino, Giuseppe Passanante, nell’udienza del 9 giugno scorso, aveva ricostruito con dovizia di particolari la sua presenza – condivisa appunto con Luppino - al  funerale di un conoscente, celebrato proprio in quella mattinata del 5 novembre a Campobello di Mazara.

Tale testimonianza, se riscontrata, avrebbe senz'altro screditato parte del quadro indiziario documentato su uno degli imputati più importanti, con conseguenze negative sull'intera indagine: se Luppino fosse stato al funerale, inevitabilmente non avrebbe potuto prendere parte al summit di contrada "Giardinello" e, pertanto, la sua posizione processuale - nonché il ruolo di rappresentante del noto latitante Matteo Messina Denaro - si sarebbe in parte affievolita.

Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani, viceversa, hanno dimostrato con certezza che le dichiarazioni rese da Passanante erano artefatte e, a tratti, anche farsesche, in quanto l’interessato, nel corso della sua deposizione, aveva indicato la chiesa sbagliata, il prete sbagliato e, addirittura, aveva riferito d’aver personalmente fatto le condoglianze alla madre ed al padre del defunto che, purtroppo per lui, erano rispettivamente deceduti nel 1987 e nel 1971.
Che non si trattasi di una mera dimenticanza o di un errore legato alla drammaticità dell'evento, è apparso subito chiaro ai Carabinieri sin dalle prime fasi delle indagini. I familiari del defunto, infatti, accogliendo il desiderio del loro caro, in deroga alle secolari regole canoniche, che imponevano la celebrazione del funerale presso la chiesa della Madonna di Fatima, avevano ottenuto che le esequie si svolgessero nella chiesa di S. Giovanni, giacché devoto al Santo.
Anche il prete sarebbe stato diverso: infatti, a celebrare il funerale su richiesta dei parenti è stato lo stesso sacerdote che in passato aveva celebrato le nozze del defunto.
Alcuni parenti, ai quali il testimone aveva espresso le condoglianze, non potevano trovarsi a Campobello di Mazara ai funerali del loro congiunto, perché già da tempo, probabilmente, erano in compagnia del Santo, essendo quest'ultimi morti 35 anni prima.
Prima di dare inizio alla perquisizione i Carabinieri hanno notificato a Giuseppe Passanante l'informazione di garanzia; allo stesso è stato contestato il delitto di cui all'art. 372 del c.p., aggravato dall'art. 7 della legge 152/01, perché,  in concorso, e su istigazione di ignoti, deponendo come testimone nel processo a carico di Francesco Luppino, imputato per il  delitto di cui all'art. 416 bis c.p., affermava il falso allo scopo di agevolare Cosa nostra, fornendo un alibi falso al Luppino, allo scopo di escludere la sua partecipazione ad una riunione di vertice dell'associazione mafiosa, alla quale Luppino sarebbe dovuto intervenire in rappresentanza di Matteo Messina Denaro.

Al momento, i Carabinieri mantengono il massimo riserbo sull'esito della perquisizione; bocche cucite anche sull'esistenza di altri indagati.