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29/09/2011 13:12:17

Un pastore cristiano condannato in Iran per apostasia

Pessimismo che Mohammad Ali Dadkhah, avvocato di Nadarkhani ed esponente di primo piano del movimento per i diritti civili in Iran, respinge. "Personalmente sono ottimista - ha dichiarato il legale - e al 95% penso che il tribunale accetterà le mie argomentazioni e lo libererà. In una settimana abbiamo affrontato quattro udienze, l'ultima mercoledì. Nadarkhani non ha ritrattato, ma abbiamo presentato i nostri argomenti e penso che il tribunale si sia convinto. Attendo il verdetto da qui a una settimana".

Molto più cauto Firouz Khandjani, membro del consiglio della Chiesa dell'Iran, il movimento religioso di cui Nadarkhani divenne pastore dopo essersi convertito all'età di 19 anni. "Yousef è stato invitato ad abiurare la sua fede in Cristo per quattro volte per evitare l'esecuzione. Ma lui ha sempre risposto di no", ha raccontato al sito di informazione BosNewsLife, che due giorni fa aveva lanciato l'allarme della comunità cristiana in Iran per la sorte di Nadarkhani.

Khandjani ha rivelato che, tra gli argomenti usati in tribunale dall'avvocato Dadkhah, c'è stato soprattutto il richiamo alla Costituzione iraniana, che garantisce la libertà di culto, e al codice penale, che non prevede la pena di morte per apostasia. In effetti, nell'emettere la sua prima sentenza il tribunale provinciale basò il verdetto su una fatwa dell'Ayatollah Khomeini, il padre della rivoluzione iraniana del 1979, e su una legislazione transitoria in tema di apostasia. In base a tale legislazione, piuttosto controversa, l'apostata che non si pente deve essere impiccato tre giorni dopo la sua condanna. Di qui, il crescente timore di Khandjani e della Chiesa dell'Iran per un'esecuzione ormai prossima. Molti governi, dagli Usa alla Gran Bretagna alla Germania, hanno espresso la loro preoccupazione e lanciato a Teheran un appello per la liberazione del pastore. 

da 'Repubblica.it' del 29 sett 2011