Una pena inferiore rispetto a quella decisa in primo grado (9 anni), come lievemente inferiore rispetto alla prima sentenza è stato il risarcimento del danno quantificato dalla corte a favore delle persone offese. Su Barbera, che è ai domiciliari da oltre due anni, la polizia ha cominciato a indagare dopo avere ricevuto una serie di denunce anonime in cui si segnalavano gli abusi sulle ragazze a volte importunate a scuola, nello studio dell’imputato, a volte portate dal preside nella sua villetta.
Le accuse anonime sono state confermate dalle vittime e dalle riprese effettuate all’interno dell’ufficio di Barbera dalle videocamere della polizia. Le immagini mostravano chiaramente gli approcci dell’uomo che abbracciava, toccava e tentava di baciare le ragazzine. Il legale dell’ex preside, l’avvocato Claudio Gallina Montana, ha sostenuto che non si sia trattato di violenza sessuale, ma di atti di libidine. Tesi non condivisa evidentemente dalla corte d’appello.